La legittimazione di Michele Caruso
Don Luigi de Riseis fu figlio di Panfilo. Nacque il 30 giugno 1831 e morì nel 1910. Sposò nel 1871 Donna Maddalena Guevara-Suardo, ultima discendete dei duchi di Bovino (Fg). Maddalena era figlia di Giovan Battista Guevara.
Al De Riseis il titolo nobiliare gli fu riconosciuto con Regio Decreto del 30 marzo 1901 e Regie Lettere Patenti del 3 agosto 1901. Il suocero, Giovan Battista Guevara fu presidente del Consiglio Provinciale della Capitanata, nel 1860, e Senatore del Regno d’Italia dal 1862 e fu anche Presidente ad interim, della Commissione Provinciale per la repressione del brigantaggio, sezione di Foggia, nel 1863, anno in cui il Caruso sarà fucilato. Luigi de Riseis divenne Duca di Bovino, di Castel Airola, di Taormina, Conte di Savignano, Predicato di Greci, Castelluccio De’ Lauri (attuale Sauri), Panni, Orsara e Montellaro.
Il duca Giovanni Battista Guevara aveva due fratelli, che lo seguivano nella successione ducale e comitale, ed uno di essi pare che avesse deciso di percorrere strade politiche diverse ed alternative a quelle seguite dal fratello. Il primo dei fratelli era Carlo (12° duca) e il secondo, di nome Prospero (13°duca), nato il 28 aprile 1841, morirà nel 1900. Il 14° duca di Bovino, divenne il nostro Luigi de Riseis che ereditò tutte le proprietà e tutti gli archivi di Casa Guevara.
Il 22 ottobre 1900, dopo la morte del duca Prospero, sul giornale Roma apparve un articolo a firma del nostro de Riseis. L’autore, dopo essersi dilungato sulle ragioni del plebiscito unitario, il cui quarantennale era stato festeggiato proprio il giorno prima dal Regno d’Italia, fece un’affermazione d’importanza e di valenza notevole. Affermò di possedere un documento, con i suggelli reali dei Borbone, stipulato da un suo parente acquisito (il duca Prospero Guevara) per conto di Francesco II, e relativo all’allora capo brigante Michele Caruso. Il de Riseis riportò alcune frasi del documento e si espresse in questi termini: “… operazione questa effettuata, è evidente il caso, all’oscuro di Giovan Battista Guevara” (il duca in carica e repressore) in nome e per conto di Francesco II che nominava il Caruso colonnello delle forze reali legittimiste, indomite ed invincibili. Venne così insignito del titolo di “Sovraintendente ed Organizzatore reale, per le provincie di Principato Ultra I, del Contado di Molise, di Principato Ultra II e di terra di Capitanata, a noi tutte care e di notevole ricordo. Nonché di Comandante di tutte le forze in guerra ed in ostilità con l’oppressore di Piemonte”.
L’articolo il de Riseis lo chiuse riportando: “A guerra di liberazione, vittoriosa e sacra, ultimata, e subito dopo il ritorno nella amata Napoli di Francesco II … conferirà a Michele Caruso da Torremaggiore il titolo di aiutante di campo di S.M. … garante e legato regio di tutto, Prospero Guevara”.
Il documento, scriveva il de Riseis, recava le firme del Comitato Borbonico di Capitanata, tra i quali quella di Prospero Guevara, del principe di San Severo, di un del Vasto, non meglio identificato, e risulta essere redatto in Ascoli di Capitanata, il 30 aprile 1861.
Dopo la pubblicazione di quest’articolo, che si chiudeva con la promessa che in futuro si sarebbero rese note altre notizie di quegli anni, sia del de Riseis che del documento non se ne parlerà più.
Dopo una denuncia così importante e, dopo una affermazione cosi solenne di prossima pubblicazione, qualcosa è dovuto per forza accadere visto che il tutto scomparirà nel buio, nascosto e coperto da probabili dispute familiari ovvero da probabili censure di Stato.
Necessita però sottolineare, giunti a questo punto, che forse non a caso i Savoia procedettero a rilasciare le Patenti Regie il 30 marzo del 1901, cioè cinque mesi dopo l’uscita dell’articolo. Coincidenza o semplice completamento di una storia triste da un lato e/o molto redditizia dall’altro? Ci corre comunque l’obbligo di ricordare che gli storici, anche quelli che appartengono alla nuova corrente di stampo cosiddetta “revisionista”, siano essi di fede cattolica o semplicemente laici, hanno sempre considerato l’articolo del de Riseis, apparso sul Roma, di scarsa importanza, anche se in esso c’è la prova definitiva della legittimazione ad usare il grado di colonnello da parte di Michele Caruso e che non poteva, quindi, essere che un suo modo spavaldo o da guascone di utilizzare la firma con il grado militare che apponeva sui suoi “viglietti” che spediva ai ricchi di Capitanata.
Autore: Giuseppe Osvaldo Lucera, studioso di brigantaggio
Sei un portento! A febbraio in quel di Torremaggiore presenterò, grazie a Nazzario D’Errico, il nuovo volume, integrato e corretto. Ti ringrazio tantissimo: