L’abiura di Elena di Montenegro a Bari

Il 19 ottobre del 1896, alle ore 22,00, il panfilo Savoia inizia la sua traversata dell’Adriatico. Ha a bordo i giovani principi Vittorio Emanuele di Savoia ed Elena del Montenegro. Al largo li attende la flotta austriaca che porge il saluto all’alleato della Triplice con una salva di cannoni, poi la nave prosegue in acque burrascose. L’approdo a Bari avviene alle 7,30 del mattino del giorno 20, lo sbarco alle 10,30.

I principi trovano una città straripante di bandiere, sfarzosamente addobbata, le campane della Basilica di San Nicola già suonano a festa e tutto è pronto per celebrare la conversione di Elena al cattolicesimo.

La principessa è stata già istruita sulla controversia scismatica ed il cattolicesimo dall’Arcivescovo di Antivari. Ha l’appoggio della sua famiglia e la affianca il padre re Nicolai I. E’ stato scelto per la cerimonia il Priore della Basilica di Bari, Don Oderisio Piscicelli, abate benedettino, assistito dal clero palatino pugliese, quello cioè di Bari, Acquaviva, Altamura e Monte Sant’Angelo. Il corteo principesco entra nella chiesa, la Principessa Elena, il Principe di Napoli, il Duca di Genova ed i ministri degli interni di Italia e Montenegro discendono nella cripta al cospetto del corpo di San Nicola, e qui ecco l’abiura.

La penna de “La Civiltà Cattolica” riporta un passo del pronunciamento: “Riconosco la Santa Cattolica ed Apostolica Romana Chiesa per Madre e Maestra di tutte le Chiese, e prometto e giuro vera obbedienza al Romano Pontefice, successore del Beato Pietro Principe degli Apostoli e Vicario di Gesù Cristo. Accetto pure e professo senza alcuna dubbiezza tutte le altre cose trasmesse, definite e dichiarate dai Sacri canoni e dagli Ecumenici Conilii, e specialmente dal Sacrosanto Sinodo tridentino, e dal Vaticano; e insieme tutte le cose contrarie, gli scismi e le eresie di qualsiasi genere dalla Chiesa condannate, rigettate ed anatemizate, io pure condanno, rigetto, anatematizzo ed abiuro. Questa stessa Cattolica Fede, fuori della quale nessuno più essere salvo, che adesso spontaneamente confesso e tengo veracemente, procurerò per quanto sarà in me, coll’aiuto di Dio, di costantissimamente ritenerla e confessarla intiera ed inviolata fino all’ultimo respiro di vita, e di farla tenere, insegnare e predicare dai miei soggetti e da quelli, la cura dei quali spettasse a me nel mio ufficio. Io stessa prometto, voto e giuro: così Dio mi aiuti e questi santi Evangeli di Dio, che tocco colle mie proprie mani. Io, Elena Petrovich, ho di propria mano sottoscritta la presente cedola della mia sincera conversione, tal quale ho recitato di parola in parola, ed entro nel grembo della medesima Chiesa”.

Altri testimoni invece descrivono una rinuncia avvenuta già sul Savoia, dove la sala da pranzo sarebbe stata trasformata in cappella. Elena di Montenegro avrebbe dunque messo piede in Italia già da cattolica. Ad ogni modo, dopo la visita alla cripta di San Nicola, al seguito dei principi si snoda per la città un corteo festante, carico di acclamazioni. La sera stessa i futuri reali d’Italia partono per Roma dove è celebrato il loro matrimonio dallo stesso Priore della Basilica di Bari.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

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