Il tardobarocco siciliano

Ben cinquantaquattro città e circa trecento paesi di Sicilia subirono ingenti danni col violento terremoto del 1693. La ricostruzione iniziò immediatamente con i tratti di un tardobarocco ricco e fantasioso.

In seguito al sisma, Giuseppe Lanza, Duca di Camastra, fu nominato dal viceré Juan Francisco Pacheco, Duca di Uzeda, vicario con pieni poteri per la ricostruzione in Val Demone e Val di Noto. Affiancato dall’ingegnere militare Carlos de Grunembergh, dal commissario generale Giuseppe Asmundo, dall’urbanista Fra Michele La Perla e dal gesuita architetto Angelo Italia, il Duca di Camastra ricostruì il volto delle province di Catania, Siracusa e Ragusa.

Catania è considerata la capitale del barocco in Sicilia e fa bella mostra di sè con la Chiesa di San Giuliano, dalla facciata convessa nella parte mediana ed una cupola circondata da un loggiato, uno dei più raffinati esempi di barocco catanese attribuito a quel Giovanbattista Vaccarini, architetto ed abate palermitano, che pure si occupò della facciata del Duomo cittadino con l’inserimento di alcune lastre di lava. La migliore creazione di questo architetto è la Chiesa di Sant’Agata anch’essa segnata dalla facciata concavo-convessa che dà vita ad un gioco astratto di forme, luci ed ombre, spartita da un unico ordine di lesene e coronata da un alto attico ornato di statue; Acireale è tappa immancabile  per un tour tardobarocco. Vi spiccano la Basilica di San Sebastiano e la Basilica dei Santi Pietro; il Duomo di Siracusa poi è un’altra perla del barocco; ricostruito tra il 1728 ed il 1754 da Andrea Palma, ha una struttura imponente, cartterizzata da due ordini di colonne corinzie e giochi chiaroscurali di grande effetto; capolavoro vero è proprio è poi la Chiesa di San Domenico di Noto. Costruita da Rosario Gagliardi, si fa apprezzare per la facciata in tenero calcare dorato impostata su due ordini di colonne e arricchita da nicchie a conchiglia, volute e motivi floreali che contribuiscono a movimentare i giochi della luce delle superifici. Anche il Duomo di Noto con la sua alta scalinata è una testimonianza spettacolare di barocco. Altra grande scalinata è quella del Duomo di San Giorgio a Modica, altra opera di Rosario Gagliardi, come pure la Chiesa di San Giorgio a Ragusa Ibla, la città inferiore: altra alta scalinata e facciata convessa.

Questa stagione rinvigoriva il tratto drammatico e i giochi di luce creati da masse e ombre. Tratti salienti dello stile furono: mascheroni e putti, spesso a supporto di balconi o a decorazione delle varie parti orizzontali delle trabeazioni di un edificio; balconate con inferriate dalle forme ridondanti; scale scenografiche, alte ed ampie; interni  con profusione di marmi intarsiati a pavimentazione e rivestimento delle pareti; uso delle pietre local. Tutto ciò si innestava su un nuovo razionalismo urbanistico.

In molti casi sorsero ex-nihil nuovi centri abitati come Vittoria, Leonforte, Cinisi, Palma di Montechiaro, Paceco realizzati con la geometria di piante a scacchiera per non ricreare la struttura medievale fatta di vicoli stretti in caso di probabili nuovi terremoti. Seguendo questo principio Rosario Gagliardi a Noto, fece sorgere il centro a circa dieci chilometri dal sito originario sul Monte Alveria e Noto Antica sopravvisse solo nel suo stato diroccato, invece il nuovo sito si sviluppò a griglia, con strade larghe e spiazzi ampi. Alcune città presentano pure una pianta esagonale come, per esempio, Avola, progettata da Angelo Italia: ad Avola riecheggia la città ideale rinascimentale con la Chiesa Madre, la chiesa patronale di Santa Venera e quella di Sant’Antonio.

Gli architetti Vaccarini, Ittar, Vermexio, Palma e Gagliardi diedero lustro al nuovo orientamento, ed in seguito molte altre città, pure completamente risparmiati dal sisma, come Palermo, furono anch’essi trasformati nel nuovo stile tardobarocco.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Fonte foto: dalla rete

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