I Fasci siciliani e gli anarchici di Massa e Carrara

Il rapporto tra Fasci siciliani ed anarchici in una relazione del Maggiore generale, Nicola Heusch, responsabile dello stato d’assedio in Lunigiana.

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Quando Crispi arrivò al Governo e potè avere compiuta notizia del reale stato delle cose, se prima aveva riconosciuto non privi di ragione i reclami dei contadini siciliani e compatito l’esasperazione da cui questi apparivano dominati, dovette subito posporre ogni altra considerazione alla necessità immediata di arrestare l’incendio che minacciava di avvolgere tutta la Sicilia. Egli si presentò alla Camera nella seduta del 20 dicembre constatando che le condizioni della Patria erano gravi come non lo furono mai e invitando tutti i deputati, senza distinzioni di parti politiche, a collaborare col Governo per rilevare il credito, riordinare le finanze, confortare l’impero della legge, ridare al Paese la coscienza di sé stesso. E la Camera accolse con favore questo invito… Al primo momento l’antico patriota, che sapeva di essere amato e seguito in Sicilia, sperò di potere col solo prestigio del nome ispirare la calma negli animi e ridestare la fede nella sollecitudine del Governo per tutte le cause giuste. E scrisse e telegrafò facendo appello alla ragione e al patriottismo, mandò amici in Sicilia e ordinò ai prefetti di spendere tutta la loro autorità per eliminare le cagioni del malcontento… Ma mentre faceva tutti questi tentativo, non trascurava l’ipotesi che fossero inefficaci e si premuniva facendosi autorizzare dal Consiglio dei Ministri, il 23 dicembre, a proclamare lo stato d’assedio in Sicilia se questa grave misura divenisse inevitabile. Inviava altresì in Sicilia il tenente generale Morra di Lavriano ad assumere la direzione della prefettura di Palermo e il comando di tutte le truppe dislocate nell’isola, e spingeva il Ministro della guerra a spedire rinforzi, ritenendo che la presenza di una forza ragguardevole dovesse imporre ai turbolenti e arrestare il movimento di Rivolta.

Quei pochi giorni furono angosciosi… I disordini verificatisi a Partinico il 9 dicembre, si rinnovarono in molti comuni. Quasi dovunque i pochi soldati e carabinieri, impotenti ad impedire i vandalismi, dovettero difendere la loro vita da masse fanatizzate, facendo fuoco sugli assalitori. Una viva agitazione serpeggiava in tutte le sette provincie, alimentata anche dalla notizia dell’abolizione dei dazi, ottenuta in qualche luogo dai rivoltosi per la debolezza delle autorità municipali. Tra la fine di dicembre e i primi tre giorni del gennaio il movimento divenne impetuoso…

Il 3 gennaio, perduta la speranza che i disordini potessero arrestarsi coi mezzi ordinari e prevedendo anzi che in Palermo, per l’annunziata discesa di facinorosi dai comuni vicini, accadessero fatti gravi, i quali certamente avrebbero avuto eco fuori dall’isola, Crispi non esitò ad assumere la responsabilità della proclamazione dello stato d’assedio (il decreto relativo fu controfirmato da tutti i ministri) e di nominare il Regio Commissario straordinario con pieni poteri il generale Morra di Lavriano. Il giorno seguente, per mandato dell’autorità giudiziaria e in flagranza di reato, furono arrestati l’onorevole De Felice e i capi maggiori dei Fasci. I due provvedimenti furono salutari. Lo stato d’assedio portava come conseguenza l’istituzione e il giudizio dei tribunali militari di guerra per i reati contro l’ordine pubblico, e sbigottì presto i Fasci, che si trovarono nello stesso tempo senza direzione; il Paese si sentì liberato dell’anarchia…

Naturalmente, il Governo non poteva fidarsi della calma apparente succeduta al fermento. Era dovere suo disingannare le masse sobillate, confortarle con provvedimenti efficaci che distruggessero o almeno attenuassero le cause del loro disagio; ma importava innanzi tutto distruggere con lo scioglimento dei Fasci l’organizzazione, e rendere vani i contai delle forze rivoluzionarie, che consideravano come una sfida la severità delle misure adottate.

Le perquisizioni eseguite a carico dei capi arrestati e le indagini della polizia fecero avvertito il Governo che se i moti di Sicilia avevano caratteristiche singolari, non era ad essi estranea la collaborazione di elementi eterogenei, specialmente anarchici.

Già sin dal 1890 era stata segnalata dalla polizia l’attività che l’anarchico Francesco Saverio Merlino, di accordo con Enrico Malatesta, spiegava per preparare moti sovversivi in Sicilia… Nella sentenza pronunziata il giorno 30 maggio 1894 dal Tribunale militare di guerra di Palermo erano constatate le relazioni esistite tra i rivoluzionari siciliani Petrina e De Felice con l’anarchico Amilcare Cirpiani…

Alla vigilia dei moti siciliani manifesti di propaganda, stampati alla macchia, erano stati largamente distribuiti in tutta Italia. In uno di essi, attribuito al Merlino, veniva proposto lo sciopero generale con la Sicilia: “I compagni di Sicilia tengono in questo momento rivolto lo sguardo a noi e confidano che noi non saremo tanto vili da abbandonarli alla vendetta di un governo inferocito dalla paura. Se non potremo far di meglio, cessiamo di lavorare!…”

…La conferma che i disordini, scoppiati in Sicilia e repressi energicamente nel momento che minacciavano di diventare irrefrenabili, rivelavano un vasto disegno diretto contro le istituzioni nazionali, si ebbe nei moti che alla fine dello stesso gennaio scoppiarono nella Lunigiana…

Il 16 mattina verso le ore undici tre numerose bande provenienti da Bedizzano, Codena e Miseglia si riunirono nei pressi di Carrara coll’intendimento di penetrarvi e gridando: Viva la Sicilia, Viva la rivoluzione, giunsero non molto distanti dalla Caserma Dogali. I soldati ivi schierati diedero ben cinque squilli di tromba, intimando di non proseguire; ma quella folla, pronunziando oltraggi di ogni sorta, avanzava sempre più e dalla sovrastante collina e dalle case partirono molte fucilate. Gli ufficiali veduta l’impossibilità di sostenere l0urto e compreso che si mirava da parte dei rivoltosi a circondare i soldati per impegnare una lotta accanita corpo a corpo, ordinarono il fuoco, per cui dieci dei rivoltosi rimasero sul terreno e undici feriti leggermente…

 

 

 

 

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