Anni Cinquanta, cronache meridionali
Delitti d’onore e madonne che piangono, best seller e Premi Nobel, crociere di re e turismo sovietico, catastrofi naturali e città in rivolta, ecco il Sud degli Anni Cinquanta.
Il 27 novembre del 1957, Maria Rotonda Balivo, una venticinquenne di Parete, in provincia di Caserta, finì sulle pagine di cronaca nera di tutta l’Italia. Raffaele D’Alessandro, che sei anni prima le aveva promesso di sposarla e che le aveva “rubato l’onore” donandole una pistola per rassicurarla, non aveva alcuna intenzione di continuare quella relazione. La ragazza meditò la sua vendetta e, mentre Parete era tutta presa dal mercato di bestiame, lei si armò di pistola ed uccise il fidanzato. Fu un delitto d’onore, uno degli aspetti caratteristici l’Italia di quegli anni ed il Sud in particolare. Il rapporto tra verginità e onore, tra matrimonio e fedeltà creava valori che nella società meridionale erano comuni al contadino come all’agrario. La donna priva di verginità veniva considerata come una “svergognata”, la società per lei non ammetteva perdono, in alcuni casi concedeva appena l’indifferenza. Era la morale comune di un mondo che tardava a cambiare.
A distanza di un anno, l’immobilismo del Meridione finiva sulle pagine de “Il Gattopardo“. Era il 9 dicembre del 1958 ed alla Libreria “Flaccovio” di Palermo, senza particolari cerimonie, venero messe in vendita le prime copie dell’opera di un autore sconosciuto, Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Il romanzo, scritto tra il 1954 ed il 1957, era stato inviato alla Mondadori con risposta negativa, poi ad Einaudi; finalmente, tramite Elena Croce, figlia di Benedetto Croce, il dattiloscritto fu pubblicato con Feltrinelli. La grande editoria non poteva immaginare che quel libro avrebbe vinto il Premio Strega, superando “La casa della vita” di Mario Praz e “Una vita violenta” di Pier Paolo Pasolini, e sarebbe rimasto nella storia della letteratura.
Il Sud degli Anni Cinquanta è vecchio? Forse. E’ sicuramente anche quello dei miracoli: il 29 agosto del 1953 a Siracusa una statua della Madonna pianse per più di settantacinque ore, al capezzale del letto della giovane Antonina Giusto, moglie del comunista Antonio Jannuso. Migliaia di fedeli si precipitarono da tutta la Sicilia per assistere al miracolo e conoscere guarigioni prodigiose. Una commissione scientifica confermò che le gocce della “Madonna delle Lacrime” erano davvero lacrime umane.
Ma la società meridionale è anche quella della rivolta, della violenza che scoppia improvvisa per spegnersi senza risultati, senza neppure più senso. Il 2 febbraio del 1957 Sulmona insorse con barricate e molotov. La protesta era legata al trasferimento del distretto militare a L’Aquila. Per Sulmona l’ufficio era una piccola fonte di guadagni, perchè rinunciarci? Il prefetto Morosi restò assediato per molte ore nei suoi uffici e la città rimase isolata per due giorni, ma la rivolta scemò senza dare frutti.
Gli Anni Cinquanta sono anche anni di grandi tragedie. Nella notte tra il 2 ed il 26 ottobre, un violento nubifragio colpì il Salernitano e causò la morte di oltre trecento persone, lasciandone ben quattromila senza tetto. Fiumi di acqua e di fango si riversarono, dopo ore di abbondante pioggia, dal Monte San Salvatore, su Salerno, Cava de Tirreni, Vietri, Tramonti, Maiori e Minori. Difficile fu il compito dei soccorsi per l’inagibilità delle strade e buona parte dei rifornimenti dovettero addirittura essere portati via mare. Appena un anno prima, un violentissimo urgano s’era abbattuto sulla Calabria con una pioggia che durò incessante per sei giorni. Decine di torrenti strariparono inondando interi paesi, abbattendo le case dei contadini, le scuole, i cimiteri e le campagne coltivate. Alle inondazioni si aggiunsero frane violente. La provincia di Reggio Calabria fu la più colpita: i morti furono cinquantacinque e più di tremila i senza tetto. I danni ammontarono a decine di miliardi ed il governo stabilì una tassa pro-Calabria per sostenere la ricostruzione.
Il 23 agosto del 1954 dal molo di Napoli salpò il panfilo greco “Agamenon”. La nave, dotata di tutti i più esclusivi comfort di quegli anni, era partita da Marsiglia, con a bordo ospiti illustri come la granduchessa Carlotta di Lussemburgo e la sua famiglia, ed a Napoli aveva raccolto il Gotha europeo fra cui gli organizzatori, Federica di Grecia e da suo marito re Paolo I, i reali d’Olanda, quelli di Spagna, i sovrani decaduti di Francia, Jugoslavia e Bulgaria, i loro figli, i loro nipoti. Elisabetta II riununciò, mentre i reali d’Italia, Umberto di Savoia e Maria Josè, costretti a non poter mettere piede in patria, si imbarcano a Corfù. Sulla nave gli ospiti erano oltre ottanta fra re, regine, principi e principesse, diretti in amene località greche come Creta, Rodi, Olimpia. La “crociera dei re” fu l’evento mondano dell’anno; mostrò all’opinione pubblica europea l’affabilità e la naturale compostezza di monarchi spesso allontanati dai loro paesi ed ancora avvolti in una nube di medievalità. Sui giornali si esclamò “I re si radono da soli!”. Suscitò simpatia vedere l’aristocrazia europea in camicie a maniche corte e costumi da bagno. La crociera però aveva per scopo quello di promuovere il turismo greco, ma anche quello di permettere ai membri dell’aristocrazia europea di riannodare i loro rapporti dopo la tragedia della guerra mondiale che aveva spazato via non pochi troni. Il primo incontro ufficiale tra Juan Carlos di Borbone e Sofia di Grecia avvenne proprio in questa crociera e fiorì, pure in questa circonstaza, l’idillio tra Alessandro di Jugoslavia e Maria Pia di Savoia, primogenita di Umberto II, nata a Napoli il 24 settembre 1934. I due si fidanzano il 27 settembre di quell’anno per sposarsi l’anno dopo.
Una crociera portò a Napoli anche i primi turisti dall’Unione Sovietica. Era il 12 giugno del 1956 ed il piroscafo “Pobeda” sbarcò una comitiva di 437 turisti provenienti da paesi del Patto di Varsavia. Fra di loro c’era la figlia di Krusciov, Rada, e Ina Mihailova, nuora del premier di Bulgaria. I turisti visitarono Napoli, fecero pure tappa a Pompei, Ischia, Capri, a Roma ed al Vaticano. La crociera, organizzata dall’Inturist, società turistica russa, ebbe grande successo e il 7 ottobre del 1959, la “Pobeda” tornò ad attraccare in Italia, stavola a Messina, con 480 turisti.
Il porto di Napoli ne vide di gente! Nel luglio del 1958 vi sbarcò pure il poeta Ezra Pound, proveniente dagli USA a bordo della “Colombo”. In aprile la Corte federale di Washington l’aveva dichiarato “pazzo inoffensivo” ritirando l’accusa di tradimento, mossagli nel 1945. Allora era stato arrestato in Italia per un ciclo di trasmissioni antiamericane lette ai microfoni della Rai, e rinchiuso in una gabbia del Disciplinary Training Center di Pisa. Trasportato in USA, per evitargli la condanna a morte, l’autore dei “Cantos” era stato dichiarato pazzo e rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Da tutto il mondo erano giunti accorati appelli per la sua liberazione, anche da Eliot, Montale, Papini ed Hemingway. Con la decisione della Corte federale di Washington, dopo 12 anni di manicomio criminale, Pound poteva ritornare in Italia. La novità fece il giro del mondo e accense di polemica, ostilità ed entusiasmi le pagine dei giornali. Indro Montanelli, sul Corriere della Sera, ne prese le difese: “…Ezra Pound sta per tornarsene a casa con una bella patente di matto che lo libera dall’accusa di tradimento, per la quale l’hanno tenuto dodici anni in gabbia. Gli americani non escono bene da questo affare…. Io spero che Pound torni. E per due ragioni. Prima di tutto perché è un vecchio amico e un vecchio uomo che, dopo tutto quel che ha passato, ha il diritto di finire i suoi giorni nella terra che, sia pure per equivoco, ha eletto come patria. Eppoi perché le sue opinioni politiche non le temo: come non m’influenzarono allora, così non c’è pericolo che m’influenzino oggi. Delle opinioni politiche di un poeta possono aver paura solo gli schiocchi [sic], e gli americani lo sono stati. Ma non vedo perché dovremmo imitarli”. Intanto la “Colombo” attraversava l’Oceano con il poeta, la moglie Dorothy e la giovane segretaria texana Marcella Spann, ed il 9 luglio del 1958 Ezra Pound sbarcò a Napoli. Sornione, all’ombra del Vesuvio esclamò: “Tutta l’America è un manicomio”. La frase divenne celebre.
Il decennio si chiuse con una splendida notizia. Salvatore Quasimodo, nato a Siracusa nel 1901, noto in tutto il mondo per le sue liriche, il suo impegno civile e le traduzioni dei classici greci, ricevette il Premio Nobel a Stoccolma da re Gustavo di Svezia.
Autore articolo: Angelo D’Ambra