Giuseppe Di Vittorio, il grande sindacalista
Giuseppe Di Vittorio nacque a Cerignola, provincia di Foggia, nel 1892.
Di questa importante figura del sindacalismo italiano Carlo Levi disse: “Tanto più grande, in quanto in essa si esprimono i valori più remoti, elementari e eterni del mondo contadino nel suo diventare libero e moderno, nel suo energico e intransigente aprirsi, senza perdere le sue qualità originali e la sua potenza poetica, alla vita e ai rapporti universali”. In effetti Di Vittorio rappresenta ancora oggi un esempio per i sindacalisti.
Proveniente da una famiglia di poverissimi braccianti semianalfabeti, rimase orfano ad otto anni, interruppe allora le elementari ed iniziò a lavorare nei campi. Arrivò giovanissimo al sindacalismo: a quattordici anni venne eletto consigliere della Lega Bracciantile, a sedici fondò nel suo paese natale il Circolo Giovanile Socialista nonchè la prima scuola serale. Nel 1912 fu tra i dirigenti della locale Camera del Lavoro, divenne pure segretario di quella di Minervino Murge.
Bersagliere durante la Grande Guerra, ferito a Monte Zebio, venne in seguito internato come “sovversivo”. Incontrò Gramsci e Togliatti ed approdò al comunismo.
Nel maggio del 1921 fu eletto deputato nelle fila socialista per passare, nel 1924, al Partito Comunista d’Italia. Dopo le leggi eccezionali fasciste del 1926 fu costretto all’esilio in Francia dove continuò la sua militanza politica prendendo pure parte alla Guerra di Spagna tra le Brigate Internazionali. Tornato in Francia nel 1939, venne arrestato durante l‘occupazione nazista di Parigi e deportato, poi inviato in Italia, al confino di Ventotene.
Liberato nel luglio del 1943 si pose subito alla guida di un rinato movimento sindacale assumento, nel dopoguerra, il ruolo di Segretario generale della CGIL.
Il 6 giugno del 1946 fu eletto all’Assemblea Costituente e diede un contributo fondamentale alla stesura della Costituzione, quale membro della Commissione Diritti e Doveri Economico-Sociali.
La vicenda politica di Di Vittorio si carica dell’emarginazione strutturale del Sud del paese dal processo di modernizzazione capitalistico e dell’esasperante dramma del proletariato agricolo meridionale. Qui il sindacalista trovò la forza per emergere come protagonista della storia delle classi subalterne italiae.
Parlamentare, divenne Presidente della Federazione Sindacale Mondiale. Nell’ottobre del 1956, Di Vittorio si dichiarò contrario all’intervento sovietico in Ungheria e lo fece con coraggio in un contesto che già gli aveva fatto pesare le critiche mosse all’alleanza tra Hitler e Stalin.
Morì per un attacco cardiaco a Lecco nel 1957. Nella mattinata aveva partecipato ad una assemblea di lavoratori, tenendo il suo ultimo discorso.
Autore articolo: Angelo D’Ambra