L’origine di Crotone
Tratta da “Cronica dell’antichissima e nobilissima citta di Crotone” di Giovanbattista di Nola Molisi, edita a Napoli nel 1649, questa ricostruzione descrive la nascita della città calabrese come risultato dell’insediamento di coloni provenienti dalla Samotracia.
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Crotone, uomo della Samotracia, un tempo detta Dardania dal nome del troiano Dardano. Secondo Tolomeo e Stefano Bizantino questa Samotracia è un’isola del mar Egeo, posta non lontano dal fiume Ebro oggi Marizza e che, secondo quanto riferito da Giovio nel libro XXXVI delle Storie, si trova a levante di fronte l’isola di Lemno.
Gli abitanti della Samotracia, essendo grandemente afflitti dalla peste, consultarono l’oracolo, il quale rispose che la peste avrebbe infierito ancora a lungo, se essi prima non avessero placato l’ira della dea Giunone da loro offesa.
E per placare la dea essi avrebbero dovuto scacciare in perpetuo esilio, da ciascuna delle loro città, dodici cittadini tra i più eminenti. Ricevuta tal risposta, i Samotraci collocarono le pietre nell’urna, come era lor costume, per sorteggiare i nomi dei poveri infelici che avrebbero dovuto abbandonare le loro case e la loro amata Patria.
Tra coloro che risultarono colpiti dagli strali dell’invidiosa Fortuna vi fu un uomo, il cui nome era Crotone, figlio di Eaco e fratello di Alcinoo, re dell’isola di Corcira oggi Corfù.
Crotone andava in giro per cercare un posto dove poter finire i suoi giorni e giunse infine in quella parte d’Italia che poi fu detta Magna Grecia, là dove il fiume Esaro con il suo mormorio e con le sue acque limpide inonda le verdeggianti pianure, per poi sfociare nel mar Ionio. Qui Crotone fu ospitato da Lacinio Corcireo, che apprezzò la saggezza e la virtù di Crotone e gli diede in moglie la figlia Laura, bellissima e onestissima giovane (…) Molto si dilettò Crotone della salubrità del sito, bello e piacevole come nessun altro sotto il cielo, circondato da ameni colli e alberi vaghi, irrigato dalle dolci acque dei fiumi, e rimase in dubbio se qui fermar si dovesse. Mentre egli stava ad ascoltare il parere dei compagni, fu intesa una voce dal cielo:
Qui ferma il piè Croton, né di partirti
Altro desio t’ingombri più il pensiero;
ha parso ai Fati il fin qui statuirti.
Alcuni scrittori ritengono che questa voce provenisse da Mercurio; ma quale lingua potrà narrare la gioia di Crotone e dei suoi compagni, nel momento in cui sentivano che un luogo così ameno veniva loro offerto dagli stessi dei?
Ascoltata questa voce Crotone ordinò ad un suo compagno particolarmente esperto di esplorare il paese. Il compagno andò, vide, riferì a Crotone, fiducioso nella volontà degli dei, iniziò ad edificare una nuova città.