Memorie della Grande Guerra: donne al fronte

Grande è stato il contributo delle donne alla Prima Guerra Mondiale, sia in termini di supporto logistico che morale, si pensi al sacrificio della portatrice carnica Maria Plozner, ma anche a chi corse al fronte ad aiutare i feriti. La storia di Luigia Ciappi, poi, è molto particolare.

Classe 1894, Luigia Ciappi di Rosarno fu l’emblema della donna soldato che va al fronte per combattere per la Patria. Cercò di arrivare al fronte vestita da soldato, ma fu subito identificata e rispedita a casa. E’ una curiosa vicenda quella che vede come protagonista una giovane maestra calabrese e destò clamore sui giornali dell’epoca.

Appena ventenne, maestra elementare nella città di Montevarchi, si intrufolò tra i richiamati e riuscì persino a seguire il prescritto addestramento a Firenze ed entrare nel 127° Reggimento “Firenze”! Fu scoperta dai commilitoni solo durante la tradotta verso il fronte e arrestata.

Il suo gesto fu considerato una dimostrazione di vero amor patrio e la donna finì rilasciata. L’episodio è raccontato in un articolo uscito sull’edizione del 26 maggio 1915 de “Il resto del Carlino” in cui si legge: “Luigina, era una maestra elementare di origini calabresi nativa di Rosarno (Rc) ma residente in Toscana che al momento della dichiarazione di guerra, tentò infatti di arruolarsi nel 127° Reggimento Fanteria travestita da soldato con indosso la classica divisa grigio-verde. Dopo alcuni giorni di addestramento in una caserma fiorentina, la donna venne spedita al fronte, ma fu presto scoperta dai commilitoni che la consegnarono ai carabinieri della stazione di Bologna dove venne a lungo interrogata”.

Accanto al lavoro al fronte, come portatrici di di viveri e munizioni, ben documentato come l’impegno in associazioni di volontariato e mutuo soccorso, donne come Luigia Ciappi tesimoniarono grande amor patrio. La sua figura ispirò la scrittrice Carolina Invernizio per il romanzo “La fidanzata del bersagliere”, ma in questo libro alla calabrese venne attribuito un appassionante movente sentimentale. Tornata all’ insegnamento, Luigia Ciappi si spense a Salerno il 5 gennaio 1969.

Non fu però l’unico caso di donna al fronte. Maria Plozner fu sepolta con gli onori militari e gli fu conferita la medaglia d’oro al valor militare. Colpita al fianco da una pallottola nemica, fu soccorsa da una sua compagna e da alcuni alpini e portata all’ospedaletto militare di Paluzza. Quì morì negli spasimi.

La motivazione che accompagna la sua decorazione riferisce la sua storia e quella di centinaia di portatrici carniche: “Madre di quattro figli i terra età e sposa di combattente sul fronte carsico, non esitava ad aderire, con encomiabile spirito patriottico, alla drammatica richiesta rivolta alla popolazione civile per assicurare i rifornimenti ai combattenti in prima linea. Conscia degli immanenti e gravi pericoli del fuoco nemico, Maria Plozner svolgeva il suo servizio con ferma determinazione e grande spirito di sacrificio ponendosi subito quale sicuro punto di riferimento per tutte le ‘portatrici carniche’, incoraggiate e sostenute dal suo eroico comportamento. Curva sotto il peso della ‘gerla’, veniva colpita mortalmente da un cecchino austriaco il 15 febbraio 1916, a quota 1619 di Casera Malpasso, nel settore Alto But ed immolava la sua vita per la Patria. Ideale rappresentante delle ‘portatrici carniche’, tutte esempio di abnegazione, di forza morale, di eroismo, testimoni umili e silenziose di amore di Patria. Il popolo italiano la ricorda con profonda ammirata riconoscenza”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: R. Raja, La Grande Guerra giorno per giorno; A. Sema, La grande Guerra; J. R. Schindler, Isonzo. Il massacro dimenticato della Grande Guerra

 

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