Gli educandati della regina Isabella Borbone

Isabella di Borbone, nacque a Madrid il 6 luglio del 1789 da Carlo IV, re di Spagna, e sua moglie Maria Luisa di Borbone-Parma. Sposò Francesco, Duca di Calabria, figlio di Ferdinando I e futuro re Francesco I, con un matrimonio per procura celebrato a Napoli il 6 luglio del 1802. Aveva all’epoca appena tredici anni ed incontrò il suo sposo per la prima volta sul finire di settembre di quell’anno a Barcellona. Stette a Palermo fino al 1820, accanto al marito. Ebbero dodici figli, di cui il primo maschio, Ferdinando, divenne poi re. Con la morte di Ferdinando I nel gennaio 1825, Francesco diveniva re e lei regina. Accusata dai conservatori di condotta licenziosa e dai liberali di sostegno all’esercito austriaco nella restaurazione dell’ordine dopo i moti del 1820-21, la si ricorda per la direzione di due educandati femminili: quello dei Miracoli, istituito nel 1807 da Carolina Bonaparte, e quello di San Marcellino, da lei fondato.

Queste strutture, destinate a vivere anche nella Napoli sabauda intitolati a Vittorio Emanuele II ed a Maria Clotilde di Savoia, si occupavano dell’educazione delle fanciulle nobili ed erano rette da uno statuto, approvato con decreto del 28 settembre 1829, che definiva con precisione lo stato sociale delle ragazze ammesse (“Delle cerimonie pubbliche, delle onorificenze, della nobiltà e de’ titoli e degli ordini cavallereschi nel Regno delle Due Sicilie”, Napoli 1854), nel maggio di quell’anno, oltretutto, Francesco I aveva pure decretato nuovi finanziamenti e l’ampliamento del secondo educandato per permettere il perfezionamento della proposta formativa. La regina fu molto attiva nella gestione dei due complessi e di entrambi divenne direttrice. Vi si recò assiduamente fino alla morte, occupandosi tra l’altro di controllare e approvare testi e contenuti degli insegnamenti impartiti. Contemporaneamente ella si occupò di un terzo istituto femminile, nel monastero di Regina Coeli, nonché di quelli destinati a bambine orfane o povere, nell’Albergo dei poveri, nel complesso di San Francesco di Sales alla Cesarea, nel Conservatorio del Carminello ed in altri istituti.

Nel novembre 1830 rimase vedova ed al trono ascese suo figlio Ferdinando II. Morì, a Napoli il 13 settembre del 1848, e continuò ad essere ricordata per questa sua devota attività.

Degli educandati leggiamo una lunga pagina di “Napoli e i luoghi celebri delle sue vicinanze” (Vol. II, Napoli 1845) che ben spiega la loro funzione:

“Tra noi fin dal 1807 fu aperta in Aversa una casa di educazione per le nobili fanciulle, la quale dipoi venne trasferita nel soppresso monastero de’Miracoli col titolodi casa Carolina. Un’altra se ne trovava in Napoli per le donzelle nobili e civili, diretta dalla signora Rosolia Prota,e questo nel 1816 passò nel monastero di S.Francesco dappresso s. Chiara, e di là nell’altro abolito convento di s. Marcellino. Or essendo piaciuto alla maestà della regina Isabella di Borbone di assumere nel 1829 la direzione degli educandati de’Miracoli e di S.Marcellino, volle Francesco I, che dal nome dell’augusta sua consorte la casa de’ Miracoli s’intitolasse Primo educandato Regina Isabella Borbone, e quella di s. Marcellino Secondo educandato Regina Isabella Borbone, e che, salvo la diversità de’natali, nissuna differenza corresse tra la disciplina e la istruzione di amendue. Sorge il primo educandato nel monastero de’Miracoli, il quale posto alle spalle della chiesa di s. Carlo all’Arena sull’ampia strada di Foria, comprende, fra’ chiostri la chiesa e i giardini che lo circondano, un quadrato, di cui ogni lato è 600 palmi.
L’edificio, di cui gran parte guarda amezzodì, ha purissima e sana l’aria, estesa e pittoresca la veduta. Vi si entra per due porte, l’una dal lato di occidente, che conduce al chiostro antico; l’altra da quello di settentrione, che mena al chiostro nuovo. L’antico ha da una parte la chiesa, da un’altra parecchie stanze abitate da donne che vi prestano servizio, nel pianterreno, la cucina,e ne’ superiori ordini l’infermeria e l’albergo delle maestrine. Il nuovo chiostro più grande contiene nel mezzo un bel giardino di agrumi, nel pianterreno i parlatorii e il refettorio, le così dette classi, e ne’ piani superiori la più gran parte de’ dormitorii, la casa della direttrice, l’appartamento di S. M. la Regina, la sala ove lavorasi di refe, quella del teatro, e in cima poi a tutte coteste sale e corridoi, un vastissimo terrazzo ove passeggiano le alunne.
Il secondo educandato poi è raccolto nel monastero che fu di s. Marcellino, fabbricato verso la prima metà del secolo XVII per monache benedettine. L’edificio è di figura poligona irregolare, dell’estensione di palmi quadrati 172,800: ha il principale ingresso a libeccio e il fronte della chiesa a maestro, un’ampia corte con delizioso giardino, in mezzo di cui sorge un tempietto coll’effigie dell’augusta proteggitrice: sul giardino affacciano i tre lati dell’edificio interno guernito di balconate a modo di logge ne’tre ordini di stanze che lo compongono; ha nel lato di oriente l’appartamento per S. M. la Regina, e poi vaste sale, dormitorii sanissimi ed eleganti che guardano a mezzogiorno ed oriente, corridoi e terrazze ammirevoli per la salubrità dell’aere e l’amenissima veduta di quasi tutte le circostanti colline, del sottoposto mare e delle isole che vi sorgono intorno.
Nel primo di questi educandati sono dugento piazze franche e nel secondo centoquattro, le quali son concedute per grazia dalla Regina, o intere o a meta, potendo anche una sola alunna godere due mezze piazze. Oltre le alunne a mezza piazza franca, sonovi ammesse di quelle a pagamento. Le une e le altre piazze posson chiedersi quante volte la fanciulla appartenga a famiglie o a genitori delle seguenti classi: alle famiglie ascritte ne’ registri di nobiltà; a quelle che hanno i titoli di principe, duca,marchese, conte, visconte, e di coloro che possedevano feudi nobili; alle famiglie che godono o che potrebbero godere la croce costantiniana di giustizia; possono chiedersi ancora per le figliuole de’cavalieri di s. Ferdinando e di s.Gennaro; de’ consiglieri di stato, e de’ministri segretari di stato; de’direttori delle reali segreterie; de’consultori di stato; de’militari da colonnello in sopra; de’magistrati; degl’intendenti, de’ segretari generali d’intendenza, e di coloro che furono intendenti, purchè non sieno stati rimossi per cagione di reato; per le figlie degli ufficiali capi di ripartimento; de’segretari della consulta ;de’capi subalterni di corte; de’direttori generali finanzieri; degli amministratori de’ siti reali; degl’incaricati d’affari; del soprantendente generale della salute; del soprantendente generale degli archivi; del reggente de’ banchi ; e finalmente per le figlie del direttor generale de’ponti e strade. Possono essere accolte nel secondo educandato le figlie di coloro che han titolo di barone ; degli ufficiali militari sì di terra che di mare sino a tenenti colonnelli; de’giudici de’ tribunali civili e di circondario di prima classe; degli uffiziali delle reali segreterie, de’professori dell’università degli studi; dei medici e chirurgi de’principali ospedali; de’chiari professori di pittura, scoltura, architettura e de’rinomati maestri di cappella; dei giudici del tribunale di commercio; de’negozianti di banco, detti di ragione; di contraddistinte famiglie civili e decorate di alcun ordine cavalleresco; de’direttori finanzieri delle provincie; de’possessori di lati-fondi.
Qualunque sia la piazza, non si ammette nessuna fanciulla che abbia meno di sei, o più di dieci anni. Nella domanda di ammissione deve aggiungersi la fede di battesimo della fanciulla e l’altra che attesti di aver sofferto il vaiuolo, o essere stata vaccinata e di godere perfetta salute. La fanciulla ammessavi può dimorarvi fino a diciotto anni compiuti.
Ciascun’alunna porta seco nell’educandato un corredo di vesti, biancheria e calzatura; ma riceve successivamente, in tutto il tempo che vi dimora, quanto fa d’uopo per vestirsi, educarsi ed istruirsi, compresi i libri. Nessuna può ricevere dalla sua famiglia danaro, nè commestibili, nè libri di qualsiesi genere, nè vesti, nè altra cosa qualunque.
Un soprantendente, un’ispettrice generale, un amministratore, un esattore, un razionale, un aiutante, un segretario per il soprantendente, ed un libro-maggiore fanno il governo del luogo. Una direttrice s’incarica di quanto riguarda l’amministrazione interna e l’ordine interno dell’educandato. Una direttrice in secondo, un’assistente al parlatorio, quattordici maestre istruttrici, due maestre di ricamo, una maestra di lavori di ago, una bibliotecaria, una depositaria ed una dispensiera attendono agli uffici interni. Un direttore presiede agli studi. Un maestro d’istoria e geografia, un maestro di aritmetica e matematica, due maestri di letteratura, un maestro di lettere elementari, un maestro di calligrafia, un maestro di lingua francese, un maestro di lingua inglese, due maestri di disegno, tre maestri di cappella, un maestro di arpa, un accordatore di gravicembali, un dentista, un orologiaro son pure addetti al servigio interno: all’infermeria un primo ed un secondo medico, un chirurgo, due sorelle della carità, le quali sono cambiate quando il crede opportuno la direttrice, o pure quando la lor comunità le richiamasse.
Il direttore degli studi presiede alla intera istruzione letteraria delle alunne, sorveglia tutte le scuole di letteratura, e conseguentemente tutt’i maestri e le maestre; e gli altri addetti alla istruzione letteraria deggiono uniformarsi alle disposizioni da lui date intorno agli studi. Questo direttore presiede anche alla biblioteca.
È vietato a’ maestri di fare più divisioni delle alunne della medesima classe, e di dare ad alcuna lezioni particolari ; nè possono servirsi di libri che non sieno stati approvati da S. M. la Regina. Nè i maestri di disegno possono proporre alle alunne altri esemplari di disegno, se non quelli, che son loro consegnati dalla direttrice, ed approvati da S.M. È vietato altresì a’maestri di musica d’introdurre alcuna carta di musica, che non sia stata parimenti approvata. Anche per le rappresentazioni che di tempo in tempo hanno luogo per sollievo edistruzione delle alunne,i maestri di musica e di ballo presentar ne deggiono prima la notizia alla ispettrice generale, per riceverne l’approvazione di S. M. la Regina.
Mezz’ora prima che entrino i maestri nelle classi, le ripetitrici, in fino a che quelli non giungano, fan ripetere alle alunne tutte le lezioni. Queste ripetitrici son soggette al direttore degli studi, e mancando un maestro, ne fanno le veci. Oltre a queste, havvene una in ogni classe, ed è scelta dalle stesse alunne.
Tutte le alunne son divise in cinque classi, e si distinguono dal colore delle cintole, verde, gialla, cilestra, rossa, e bianca. Ogni alunna nel suo ingresso all’ educandato viene esaminata dal direttore per gli studi e dalla direttrice, Je, secondo sua istruzione , è destinata ad una delle suddette classi con la intelligenza del soprani tendente e della ispettrice generale, la quale ne dà parte a S. M. la Regina.
Le alunne della classe cilestra imparano la storia antica, fino a quellade’greci,inclusivamente,il meglio della mitologia, e la grammatica francese, il cui studio dura anche nelle due classi seguenti. Continuano inoltre le nozioni della sfera e della geografia sino all’intera Europa, l’esercizio dell’analisi e lo studio dell’aritmetica. Alle alunne della classe rossa s’insegna la rettorica, la storia romana, e le rimanenti parti della geografia, non cessando di farle perfezionare nell’aritmetica.Esseattendono anche a comporre lettere familiari , narrazioni di fatti, sunti della storia che apprendono, e simili cose. Oltre a ciò incominciano lo studio della lingua inglese per continuarlo eziandio nella classe bianca. Questa giornalmente studia nelJa storia patria, negli elementi della italiana e della francese, si esercita a comporre in italiano, in francese ed in inglese, ed impara eziandio i princìpi dell’etica e poche notizie di fisica sperimentale. Tanto le alunne della classe cilestra, che quelle della rossa e della bianca, nella domenica e nel giovedì, sono istruite nel catechismo ragionato. Le sole tre classi superiori si applicano al disegno in alcuni giorni della settimana. Tutte le alunne poi, dalla prima età fino a che dimorano nelF educandato, attendono alla musica vocale ed istrumentale. Tutte parimenti sono obbligate ad istruirsi ne’ lavori di ago, e ad imparare il ballo. Il ricamo è insegnato alle sole alunne delle quattro classi superiori.
In ogni tre anni nel settembre fannosi gli esami di passaggio presenti il soprantendente,la ispettrice generale,il direttore degli studi, la direttrice* e due esaminatori. In ogni maggio, si fanno anche gli esami d’incoraggiamento per tutte le classi, diretti a mantenere viva la diligenza delle alunne. Per quelle della classe bianca, non potendo aver luogo l’esame di passaggio, vi è tra esse un concorso in iscritto su quesiti attinenti a quanto hanno appreso dal principio della loro istruzione sino al giorno del concorso. Le alunne che ne sono giudicate meritevoli, vengono decorate di una medaglia, nella quale da un lato vedonsi incise I. B. iniziali del nome della Regina, e dall’altro alla Virtù. Tutte le donzelle decorate formano un semenzaio di maestre da poter essere sostituite ad ogni maestra che manchi. Da esse altresì scelgonsi, previo concorso, le maestre delle classi verde e gialla, e le maestre ripetitrici. Le decorate della medaglia, divenute maestre, sono insignite d’un nastro rosso. Dopo l’esame d’incoraggiamento, le alunne che hanno ottenuto tutt’i numeri, hanno i premi determinati da S. M. la Regina. Negli esami d’incoraggiamento si espongono benanche i lavori di disegno, di calligrafia, di ricamo e di ago, ed è premiata quell’alunna che merita il comune suffragio, come punita quella in cui niun profittosi scorga. Nel corso dell’anno, in qualche festiva congiuntura, previa permissione di S. M. la Regina, si mettono in mostra i progressi delle alunne nella musica vocale ed istrumentale e nel ballo, affinchè questa parte d’istruzione non resti senza incitamento.
È vietato a chicchesia di entrare nell’educandato, fuorchè al Ministro degli affari interni e al soprantendente. La ispettrice generale, previo il beneplacito della Regina, può dare in iscritto la permissione di poter visitare l’educandato. I genitori, o coloro che ne fanno le veci, possonvi entrare, sia che conducano le figliuole per alunne, sia che vadano a visitarle per malattia. Presentandosi qualche richiesta di matrimonio per qualunque donzella, non escluse le serve, e bramandosi dalla famiglia che la fanciulla sia veduta dallo sposo promesso, fa d’uopo che la ispettrice generale permetta questa visita, la quale ha luogo nell’appartamento della direttrice, in presenza de’congiunti della donzella. Conchiuse le trattative di matrimonio, la donzella deve immediatamente uscir dell’educandato , consegnandosi a’ genitori o a chi ne fa le veci. Finalmente tutte le alunne che sono una volta uscite non posson più rientrarvi a rivedere le compagne, senza un’autorizzazione della Regina. Soltanto quelle che vi hanno parenti, possono visitarle al parlatorio, e nelle ore stabilite per le visite.
Per questi saggi provvedimenti, e, che più è, per le amorevoli ed incessanti cure di Sua Maestà la Regina, madre del Re signor nostro, gli educandati de’Miracoli e di s. Marcellino, son divenuti due modelli, degni che siano per bene dell’umanità proposti all’imitazione dell’universale”.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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