Il Castello di Matera e l’assassinio del Conte Giancarlo Tramontano
Le alture di Matera sono dominate dal Castello realizzato, tra il XV ed il XVI secolo, dal Conte Giancarlo Tramontano.
Il castello è situato su una collinetta, chiamata collina di Lapillo, e riflette un chiaro stile aragonese non scalfito dalle successive ristrutturazioni.
Il feudatario, infatti, si ispirò per i progetti architettonici al Castel Nuovo di Napoli e ciò è abbastanza evidente. Purtroppo l’interno della struttura non è visitabile, ma l’esterno lascia senza fiato. La sola facciata, comprendente un grande mastio cilindrico centrale e due torri circolari più piccole, costò venticinquemila e fu costruita addebitando la spesa all’Università di Matera.
Si può immaginare le polemiche cui questa esosa tassazione dette origine. L’immaginazione però non si spingerebbe certamente sino a pensare al risvolto crudo e spietato d’un assassinio salutato con giubilio dalla popolazione locale: la fortezza rimase incompiuta perchè il conte rimase ucciso in un agguato teso proprio da alcuni cittadini nel 1514. La data del misfatto fu incisa sulla base di una colonna della Chiesa di San Giovanni Battista a Matera: “Die 29 Dec […] Inferfectus Comes”.
Giancarlo Tramontano, originario di Sant’Anastasia, in provincia di Napoli, figlio del banchiere Ottaviano Tramontano, fu tra i più accesi sostenitori di Ferdinando II, figlio di Alfonso II d’Aragona. Fu pure un famoso spadaccino, membro del Parlamento generale e Mastro della Regia Zecca di Napoli e L’Aquila. Richiese in cambio del suo fedele sostegno alla Corona, il titolo di Conte di Matera. La città non era soggetta ad alcun vincolo feudale e respinse, come era nelle sue facoltà, la concessione del titolo allo spadaccino napoletano, ma questi riuscì con promesse e corruzione a raccogliere i sufficienti consensi per ottenere il contado nel 1497.
Fatto prigioniero dai francesi nel 1502, riuscì a liberarsi e, quando il Regno di Napoli fu di Ferdinando il Cattolico, provò inutilmente ad entrare nelle simpatie del sovrano per riottenere la contea di Matera. Partecipò per esempio al corteo reale del 1506 donando alla Regina, Germana De Foix, una collana di perle. Riuscì a tornare in possesso della contea di Matera solo più tardi, convincendo il Vicerè.
Il rapporto con la città però fu ancora segnato da asprezza e contrasti. Il magnifico carro che presentò alla festa cittadina dedicata alla Madonna della Bruna fu distrutto dal popolo ogni anno ed ogni anno il costo del nuovo carro fu accollato dal Conte ai materani. Lo stesso costosissimo castello fu eretto sulla collina di Lapillo per assicurare al suo proprietario non solo il controllo delle sorgenti d’acqua del territorio ma anche quello dell’intera città. Le casse dell’Università finirono totalmente prosciugate ed il malumore serpeggiò tra gli abitanti sino a muovere la mano di assassini che non furono mai trovati, neppure con l’intervento diretto della Corona.
Il delitto venne considerato dal Re come un reato politico e, quando il commissario reale non riuscì ad individuare i colpevoli, alla città fu imposta un’ammenda di diecimila ducati, solo più tardi annullata.
L’uccisione del Conte Tramontano determinò l’interruzione dei lavori del Castello e da allora nello stemma della città è stato inserito il motto “Bos lassus firmius figit pedem“ ossia “Il bue stanco segna più fermamente il passo”. La vicenda infatti divenne espressione di orgoglio cittadino. Oggi il luogo dove fu assassinato il Conte prende il nome di Via Riscatto, mentre a Napoli una strada nei pressi del Duomo venne dedicata a Giancarlo Tramontano.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Bibliografia:
G. Gattini, Note storiche sulla Città di Matera, Napoli 1882
N. Faraglia, Giancarlo Tramontano Conte di Matera, Archivio Storico Per le Province Napoletane 1880