Bari medievale ed il Catepanato d’Italia
Il passato medievale di Bari poggia le sue fondamenta sul Catepanato d’Italia.
Esso fu istituito attorno all’anno 970, affidato all’amministrazione del patrizio Eugenio, poi sostituito da Michele Abidelas. Costantinopoli provava così a consolidare i confini e l’organizzazione politica dei territori faticosamente riconquistati ai Longobardi con la determinazione della dinastia dei Macedoni. L’obbiettivo era arduo ma chiaro: fermare i Longobardi di Benevento e Salerno, le mire espansionistiche dell’Imperatore Ottone e le incursioni saracene.
Il Catepanato si ripartiva in tre temi, la Langobardia, la Lucania e la Calabria. Ciascuno di essi aveva a capo uno stratega, un funzionario di Costantinopoli con competenze civili, militari e finanziarie alle dipendenze dirette del Catapano. Ogni tema era poi ripartito in tre ulteriori circoscrizioni, le turme, con a capo dei turmarchi, e queste erano a loro volta suddivise in circoscrizioni minori dove funzionari imperiali assolvevano compiti di carattere censuale, fiscale, amministrativo e di reclutamento militare.
Il tema di Langobardia, corrispondente grossomodo all’odierna Puglia, era il più popoloso dei tre. Si stima che contasse attorno ai centoventimila abitanti di diverse etnie, longobardi, greci, latini, ebrei, asiatici e slavi. Notevole era la sua produzione agricola, in special modo cerealicola, e la presenza di numerosi porti lo rendeva di fondamentale importanza per l’Impero, sia dal punto di vista commerciale che militare. Così nacquero numerose città ed altre furono rifondate. Bari ne era la più importante (N. Lavermicocca, Bari bizantina. Capitale mediterranea).
Sede dello stratega di Langobardia e del Catapano, Bari vedeva affluire nel suo porto marinai da Venezia ed Amalfi, e da ogni città dell’Impero.
Il Catapano, come lo stratega, era nominato direttamente dall’Imperatore, generalmente scelto tra aristocratici, non necessariamente greci. Aveva giurisdizione su tutti i possedimenti bizantini nella Penisola e seguiva una condotta molto rigida, incentrata su precise disposizioni imperiali. Non poteva, per esempio, sposare donne del luogo o prestare o ricevere danaro. Disposizioni finalizzate ad evitare illeciti ma anche l’acquisizione da parte di funzionari imperiali di eccessivo potere e di clientele. Il carattere centrale dell’organizzazione del Catepanato era dunque amministrativo-militare. I temi del Catepanato erano la base per l’arruolamento di fanti e cavalieri. Ogni tema costituiva, ordinariamente, la base di arruolamento per circa quindicimila uomini. L’organizzazione difensiva si completava con l’apporto dei tàgmata, reparti di professionisti militari (T. Indelli, I Bizantini nel Mezzogiorno d’Italia).
La sede del Catapano era presso il Palazzo Pretorio, che sorgeva nel sito dell’odierna Basilica di San Nicola. Accanto agli alloggi erano collocati uffici, presidi militari e chiese che solo ora stanno riemergendo (San Demetrio, Santa Sofia, San Eustrazio, San Basilio, San Giovanni Apostolo). Le vestigia di questo dominio bizantino sono oggi nascoste.
Il Catepanato si protrasse sino al 1071, quando, reduci da un pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo sul Gargano, un gruppo di Normanni concordò il proprio aiuto militare ai Longobardi. Questi non immaginarono però che, dopo i Bizantini, i Normanni avrebbero sancito anche la loro fine (N. Lavermicocca, Bari bizantina. 1071-1156: il declino).
La Bari medievale è un coacervo di stradine che si snodano nel vecchio centro urbano con numerose chiese nascoste. Qui si ergono, primeggiando sulle altre costruzioni, il Castello e la Basilica di San Nicola.
Il Castello di Bari, il cui primo impianto, storicamente attribuito a Ruggero il Normanno è del 1131, sorge su preesistenti strutture abitative d’epoca bizantina e su un complesso cultuale del secolo VI. Alcuni importanti interventi furono compiuti da Federico II che, tra il 1233 ed il 1240, recuperò all’usò l’edificio, danneggiato da Guglielmo il Malo, utilizzando il precedente impianto e la superstite struttura della cinta esterna e delle torri. Federico II lasciò profonde tracce del suo intervento: nel portale a sesto acuto a doppia ghiera di conci, che presenta in chiave il simbolo di Federico; nell’androne con volte a crociera e nel portico ove capitelli con decorazione vegetale di matrice orientale si alternano ad un capitello con testine di guerrieri del XIII secolo, e a due capitelli decorati con una serie di aquile riconducibili alla plastica romanica.
Durante il periodo angioino di Bari vennero eseguiti importanti lavori di restauro e la ricostruzione dell’ala nord ad opera dei protomagistri Pietro d’Angicourt e Giovanni di Toul: fu ripresa la cortina muraria esterna e fu realizzato il porticato a grandi arconi ogivali che all’epoca si affacciava sul cortile interno ed oggi è inglobato nella sala denominata “sveva”. Fu ampiamente ristrutturato sotto Isabella d’Aragona, quando furono innalzati i baluardi angolari a ferro di lancia. Resti della costruzione del XIII secolo sono evidenti lungo il lato che dà sul porto. Il ponte sul fossato meridionale introduce all’interno dei bastioni; al di là della Torre dei Minorenni si apre un portale ogivale che immette in un bell’androne, superato il quale si entra nel classicheggiante cortile centrale dal quale si accede alla gipsoteca dove sono esposti calchi di numerose parti scultoree ed architettoniche.
L’altro importante sito di Bari è limponente Basilica di San Nicola, tra i più splendidi esempi dell’architettura romanica in Puglia. Ha una struttura verticalistica, chiaro risultato dell’influenza normanna, ed esprime un forte senso della massa per la presenza di nitidi volumi privi di ornamenti. Fu eretta all’interno della corte bizantina per custodire le spoglie del santo trasportate da Mira.
La costruzione fu consacrata nel 1197. La facciata, severa e compatta, presenta una tripartizione mediante alti semipilastri poggianti su colonne, ha un coronamento ad archetti pensili ed è aperta da bifore, monofore e tre portali; quello centrale, in particolare, si segnala per i preziosi rilievi ed è affiancato da due tori stilofori. Ai lati ci sono due possenti torri tronche. Lungo le fiancate si aprono profondi archi ciechi, sormontati da logge polifore; rilevanti i portali e notevole soprattutto la porta dei Leoni, sul fianco sinistro, riccamente scolpita.
All’interno, di grande pregio sono l’altare argenteo di San Nicola, finissimo lavoro a sbalzo della fine del XVII secolo, il trittico quattrocentesco di Rico da Candia intitolato la Vergine tra i SS. Nicola e Giovanni, il ciborio del 1150 ed il cinquecentesco monumento funebre di Bona Sforza nell’abside maggiore. Ancora meraviglia la Cattedra del Vescovo Elia che ha chiari ricordi paleocristiani nei trafori laterali, bizantini nella niellatura delle fasce, wiligelmici nei telamoni di sostegno ed acquitanici nelle cordonature delle loro vesti. Vi sono incisi anche dei leoni che sbranano la testa di un uomo, simbologia dei peccatori torturati. Nell’imponente edificio a tre navate, risaltano le arcate trasversali al principio della navata centrale e quelle che la separano dalla zona presbiteriale, il matroneo a trifore e lo splendido soffitto in legno dorato secentesco. Di particolare interesse è la cripta, risalente al 1089, che con tre absidi ripete lo sviluppo metrico del transetto superiore con le reliquie di San Nicola. Fantastici sono i capitelli scolpiti sulle numerose colonne.
Di notevole interesse è poi la Cattedrale di Bari. Intitolata a San Sabino, fu innalzata tra il 1170 ed il 1178. La facciata, spartita da lesene, è decorata da una serie di archetti, mentre la parte superiore è movimentata dal rosone finemente scolpito e da alcune finestre. Di notevole interesse sono il tiburio ottagono di derivazione longobarda, le fronti del transetto con bifore e rosoni ed il portico del XIV secolo. Nell’interno a tre navate si ritrovano i resti della pavimentazione trecentesca.
La salsedine dell’Adriatico spinge ovunque un’aria dal sapore bizantino ed ortodosso che fa ancora oggi di Bari una città rivolta ad Oriente, così, a pochi passi dal Castello, la Chiesa di San Giovanni Crisostomo, del IX secolo, è luogo di culto dei cristiani di rito greco-bizantino.
La città è oltretutto, ormai da secoli, è meta di pellegrinaggi ortodossi. Hanno visitato Bari personalità note come il conte Sheremetijev ed il principe Alessio, figlio di Pietro I il grande, anche Nicola II fece visita alla città. La nobiltà russa volle promuovervi la costruzione d’un edificio di culto, così si raccolsero offerte destinate all’impresa patrocinata dalla gran duchessa Elisabetta Fiodorovna, sorella dell’ultima imperatrice Alessandra. Nel 1913 fu posata la prima pietra. La progettazione della chiesa, nello stile architettonico di Pskov e Novgorod, fu assegnata al famoso architetto russo Sciusev (tra l’altro autore del mausoleo di Lenin nella Piazza Rossa).La costruzione fu completata negli anni Venti del Novecento. Da allora Bari è assurta a terzo luogo santo per i Russi dopo Roma e Gerusalemme, accogliendo milioni di pellegrini. Iniziato il periodo rivoluzionario, però, la chiesa fu ceduta alle autorità locali e solo nel 2009, alla presenza del presidente russo Dmitrij Medvedev, è tornata di proprietà russa. Così Bari annovera un edificio pittoresco in cui si respira la spiritualità dell’Oriente cristiano e che è simbolo di amicizia tra Italia e Russia e tra Cattolici ed Ortodossi.
Autore articolo: Angelo D’Ambra