Alberobello

Muovendo da Bari, con l’orizzonte si apre a verdi pascoli e colline segnate dai tradizionali ulivi, raggiungiamo Alberobello, pittoresco centro delle Murge, famoso per i trulli, le sue strane abitazioni dalle forme arcaiche. Alberobello prese il nome dalla Sylva Arboris Belli, un bosco di querce che occupava anticamente l’area, e fu fondata nel XV secolo dagli Acquaviva, conti di Conversano. Fu ampliata dal conte Girolamo, detto il Guercio di Puglia, mancando però egli della regia autorizzazione a costruire, prevista dalla la Pragmatica de Baronibus, emanò un decreto per imporre ai contadini di erigere abitazioni con pietre a secco, precarie e prive della stabilità delle dimore ordinarie, che in caso di ispezione governativa potessero essere smantellate in una notte e poi ricostruite ad ispezione ultimata.

I rioni Monti e Aia Piccola colpiscono col loro fantasioso insieme di trulli. Opere costruite con la tipica pietra locale, i trulli si ispirano al sistema di copertura greco della tolos e sono formati da un vano principale coperto da una pseudocupola attorno alla quale si dispongono diversi ambienti. Il tetto culmina in pinnacoli grigiastri di varie forme che oggi, si dice, portano dipinti a calce simboli cristiani o quelli ereditati dalle primitive popolazioni salentine adoratrici del sole.

Si serbano notizie di una ispezione del 1644 in cui in una sola notte Girolamo d’Acquaviva fece diroccare tutti i trulli edificati scacciandone gli abitanti. L’ispettore andò via constatata l’assenza di abitazione e gli abitanti furono quindi richiamati e ricostruirono i loro trulli. Nel 1996 Alberobello è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità ma la sua bellezza era già nota a Ferdinando IV di Borbone che, nel 1797, concesse al villaggio il titolo di città reale.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

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