Civitate, lo scontro decisivo per il controllo normanno del Sud Italia
13 giugno 1053. Nord della Puglia, nei pressi della città di Civitate. Un colle separa l’armata dei formidabili guerrieri normanni dall’esercito papale, guidato dal pontefice, Leone IX.
Il papa germanico intende liberare il Sud Italia dalla presenza dei barbari normanni. A tale scopo ha radunato un grande esercito, costituito da militi provenienti da mezza Italia e da settecento cavalieri svevi. I cavalieri normanni, che hanno richiamato tutte le milizie di cui possono disporre, osservano con attenzione l’accampamento nemico, disposto lungo le rive del Fortore. La mattina stessa il papa arringa i suoi, esortandoli a combattere virilmente, per la libertà della patria.
L’armata normanna, coordinata da Unfredo d’Altavilla, terzo conte di Puglia, predispone un piano d’attacco preciso, volto ad isolare i temutissimi cavalieri svevi dal resto dell’esercito papale. Unfredo lancia le milizie scelte di Riccardo Drengot, conte d’Aversa, contro l’ala sinistra dello schieramento avversario, allo scopo di sfondare la linea dei militi italiani, per poi ripiegare e colpire alle spalle i germanici. Nel freattempo lui con le sue truppe avrebbe sostenuto lo scontro iniziale con gli svevi, mentre Roberto il Guiscardo con i suoi sarebbe rimasto di riserva.
Lo scontro con i formidabili cavalieri svevi si rivela durissimo. Questi sostengono molto bene l’urto dei cavalieri di Unfredo, al punto da indurre Roberto ad intervenire con i suoi per dar manforte al fratellastro. Intanto le schiere di Riccardo seminano lo scompiglio tra le milizie italiane, del tutto ignare delle velocissime manovre di combattimento dei cavalieri normanni. Le milizie italiche si disperdono completamente, consentendo ai guerrieri di Riccardo di ripiegare sui cavalieri svevi. Questi, abilissimi nell’uso della spada, ma incapaci di guidare efficacemente i cavalli in battaglia, combattono appiedati, facendo roteare in ogni direzione le loro lunghe, pesanti spade, impugnate saldamente a due mani. Accerchiati da ogni lato non hanno alcuna vita di scampo, ma vendono cara la pelle, combattendo fino all’estremo delle forze. Ovviamente, dopo vaie ore di combattimento, vengono sopraffatti dal nemico, che ne fa strage.
Nel frattempo il papa, resosi conto della disfatta del suo esercito, lascia la sua postazione e si rinchiude nella cittadella. I cavalieri normanni esaltati dal trionfo ottenuto non indugiano un attimo e si dispongono immediatamente ad assediare Civitate.
La città, però, è ben fortificata ed ha un fossato di protezione. I normanni circondano la città ed utilizzano delle macchine da guerra, con le quali bersagliano con lancio di pietre i bastioni della città, mentre tentano di colmare il fossato per provare ad avvicinarsi sempre più alle mura nemiche. Conquistare la città in breve tempo appare subito un’impresa difficile. Ad un certo punto i cavalieri normanni incendiano le case di legno, che in gran numero sono addossate alla città, nella speranza che l’incendio possa propagarsi all’interno delle mura, ma questo tentativo si rivela vano, perché inaspettatamente si solleva un forte vento, che rivolge le fiamme verso l’accampamento normanno.
Pur tuttavia gli abitanti della città sono consapevoli che non potranno resistere a lungo e temono che i normanni, ottenuta la resa della città, avrebbero seminato morte e distruzione all’interno delle mura. Il partito costituito da chi non intende inimicarsi inutilmente i feroci guerrieri normanni cresce rapidamente in città, al punto da indurre il papa ad arrendersi, per risparmiare l’abitato dalle prevedibili rappresaglie. Il giorno dopo il portone centrale della città viene spalancato e Leone IX si consegna al nemico.
Per i normanni è il trionfo definitivo. Dinanzi al papa, tuttavia, i rudi cavalieri non insuperbiscono, e pur avendolo in pugno gli mostrano la massima deferenza e lo conducono a Benevento, tenendolo in ostaggio per sei mesi.
Il trionfo delle milizie normanne fu così commentato da John Julius Norwich: “…un nuovo capitolo si era aperto per i normanni nella loro grande avventura in Italia. La battaglia di Civitate era stata altrettanto decisiva per loro, quanto lo sarebbe stata per i loro fratelli e cugini quella che avrebbe avuto luogo, tredici anni più tardi, ad Hastings in Inghilterra. Mai più sarebbero stati posti in discussione i diritti basilari dei normanni nell’Italia meridionale; mai più si sarebbe pensato a cacciarli dalla penisola… I loro possedimenti, già riconosciuto dall’imperatore, erano stati confermati tali dal papa. La loro reputazione di guerrieri invincibili aveva raggiunto l’apogeo“ (J. J. Norwich, I normanni nel sud (1016-1130), Milano 1979, p. 115).
Autore articolo e foto: Edoardo Spagnuolo
Bibliografia: L’articolo è tratto da “La battaglia di Civitate, scontro decisivo per il controllo del Sud Italia” di Edoardo Spagnuolo, pubblicato in Lo scudo e la spada. Quaderni di divulgazione storica, n.5, ottobre 2019.