Sistemi monetari preunitari: il ducato d’oro veneziano
Al diritto, San Marco in piedi che porge il vessillo di Venezia al Doge inginocchiato, nel bordo “s·m·venet”, da sciogliersi in S[anctus] M[arcus] VENET[iae], cioè San Marco di Venezia, il nome del doge e lungo l’asta “dux”. Al rovescio, Cristo benedicente racchiuso in una mandorla cosparsa di stelle, nel bordo “sit·t·xpe·dat·q·tv regis·iste·dvca”, da sciogliersi in SIT T[ibi] XPE [Christe] DAT[us] Q[uem] T[u] REGIS ISTE DVCAT[us] cioè “Sia dato a te, Cristo, questo ducato che tu regni”. Questo era l’aspetto della moneta d’oro ordinata dal Maggior Consiglio con legge del 31 ottobre del 1284.
Coniato al “taglio” di 67 pezzi per Marca, 3,56g e della stessa purezza del Fiorino di Firenze, di cui era essenzialmente un clone, il Ducato Veneziano, questo il nome scelto per il nummo, si sarebbe dovuto spendere per “…pro illo precio quod possit dari moneta pro decem et octo grossis…”.
Poiché il decreto del 28 maggio del 1282 stabiliva che “…denarius grossus debeat dari a modo ad parvos pro denariis XXXII…” si ricava che il Ducato poteva essere speso per un valore di 2 Lire ed 8 Soldi di Piccoli Veneziani.
La moneta, complice il successo internazionale ottenuto dal Fiorino di cui manteneva i tassi di cambio netti, 1:1 contro il Genovino e 5:4 contro il Carlino del Regno di Napoli ed il Dinar Egiziano, ottenne da subito eccellenti risultati, tanto da costringere gli operai della zecca a coniare esemplari di fattura più rozza onde soddisfare le richieste, ed andando subito incontro ad un progressivo aumento del suo valore nelle transazioni tra privati.
Questo costrinse nel 1328 il governo marciano ad aumentarne il valore a 24 Grossi da 32 Piccoli, cioè Lire 3 e Soldi 4 di Piccoli Veneziani.
Questa fu la prima di una lunga serie di rivalutazioni che trascriviamo di seguito:
1379 = 3 Lire e 17 Soldi
1380 = 4 Lire e 6 Soldi (primo aumento a 4 Lire e 5 Soldi)
1381 = 4 Lire, 2 Soldi e 6 Piccoli
1382 = 3 Lire 19 Soldi e 6 Piccoli
1399 = 4 Lire e 13 Soldi
1408 = 4 Lire e 16 Soldi
1417 = 5 Lire
1429 = 5 Lire e 4 Soldi
1444 = 5 Lire e 14 Soldi
1472 = 6 Lire e 4 Soldi
1491 – La tariffa resta invariata ma il peso cala a 3,533g, “taglio” 67 pezzi e 1/2 per Marca
1517 = 6 Lire e 10 Soldi
1519 = 6 Lire e 16 Soldi (primo aumento a 6 Lire e 14 Soldi). Nel 1519 il peso del Ducato cala a 3,507g, “taglio” 68 pezzi per Marca
1525 = 7 Lire e 6 Soldi
1526 – La tariffa resta invariata ma il peso cala a 3,495g, “taglio” 68 pezzi e 1/4 per Marca
1529 = 7 Lire e 10 Soldi
1543 = 7 Lire e 12 Soldi
1545 = 7 Lire e 17 Soldi (a partire da quest’anno inizia l’uso di chiamare la moneta d’oro non più Ducato ma Zecchino)
1547 = 7 Lire e 14 Soldi
1564 = 8 Lire
1570 = 8 Lire e 12 Soldi
1584 = 9 Lire e 12 Soldi
1593 = 10 Lire
1635 = 15 Lire
1643 = 16:Lire
1687 = 17 Lire
1749 = 22 Lire
Quest’ultimo valore rimarrà stabile fino alla caduta della repubblica.
Dei zecchini saranno coniati da Francesco II d’Asburgo-Lorena, che aveva assunto il titolo di Dux Venetiarum, nel periodo 1798/1806, durante la prima occupazione austriaca del Veneto.
Il 26 dicembre del 1805 la Pace di Presburgo sancirà l’unione del Veneto al Regno d’Italia napoleonico, evoluzione della precedente Repubblica Italiana, e la fine definitiva della stampa degli zecchini.
Infatti, con decreto del 21 marzo 1806, Napoleone I, per grazia di Dio e per le costituzioni Imperatore de’ Francesi e Re d’Italia, estendeva ai territori italiani la monetazione in uso in Francia, cioè un sistema basato su una valuta, la Lira Italiana, clone del Franco Germinale, ponendo fuori corso le monete preesistenti.
Il ritiro degli zecchini non deve essere proceduto con grande velocità, infatti nel 1826, dodici anni dopo la conquista austriaca del Regno d’Italia e tre anni dopo l’introduzione in Veneto della Lira Austriaca, la Delegazione Comunale di Este, nel Questionario per gli Atti Preparatori del Catasto, riferiva che tra le monete del passato governo veneto, lo zecchino era l’unica ancora circolante, anche se non ammessa nel Corso Legale, accettato dai privati per la cifra di 25,5 Lire Venete.
Si trattava comunque del canto del cigno per lo zecchino, è ragionevole credere che negli anni successivi il numero degli esemplari circolanti sia calato progressivamente a zero, ed una prova di ciò può essere il regio decreto 3072 del 21 luglio del 1866 che estende al Veneto la monetazione in uso nel Regno d’Italia.
Nel testo vengono menzionati fiorini e svanziche, ma non c’è nessuna traccia degli zecchini.
Autore articolo: Enrico Pizzo, classe ’74, residente sui Colli Euganei. Appassionato di storia veneta e storia dei sistemi monetari preunitari.
Bibliografia: Claudio Grandis et alii, Terra disegnata; Nicolò Papadopoli Aldobrandini, Le monete di Venezia, vol. 1, 2 e 3; Vico d’Incerti, Le monete Austriache del Lombardo-Veneto; Vincenzo Padovan, La Nummografia Veneziana; Vittorio Piva, Manuale di Metrologia delle tre Venezie e della Lombardia