La battaglia di Estella
Rapporto ufficiale del generale Dorregaray a Carlo VII sulla battaglia di Estella estratto da La Frusta numero 154 del 10 luglio 1874. Consigliamo al lettore di prendere visione dell’introduzione Cronache della terza guerra carlista estratte da “La Frusta”.
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Sire,
Grande è il mio giubilo nell’aver l’alto onore di sottoporre al sovrano conoscimento di V. M. i particolari della gloriosa battaglia guadagnata dall’eroico esercito reale durante i giorni 25, 26, 27 del corrente nei campi di Abarzuza contro l’esercito della repubblica.
Molto meglio sarebbe, o Sire, se non dovessimo lamentare, in questo entusiastico paese la distruzione dei suoi campi e dei villaggi incendiati dalle orde repubblicane. Però, Iddio, che vegli prodigiosamente e visibilmente sul nostro esercito, ha voluto ricompensarlo concedendo alle sue armi la vittoria più completa e decisiva che abbiamo ottenuto in questa campagna, e con poche perdite, sempre però sensibili, nei luoghi stessi testimoni dei delitti dei nostri avversari. Non mi estenderò o Sire, nell’esporre a Vostra Maestà le ragioni su cui si fondava la scelta della nostra linea di difesa poiché già ebbi l’onore di farlo in anteriori comunicazioni.
Sono pure conosciute da V. M. le difficoltà di ogni genere contro cui dovevamo lottare per opporci a forze tanto considerevolmente superiori a tanta poderosa artiglieria. La nostra cavalleria che, grazie all’attività e intelligenza dei capi che la comandavano, va progredendo in modo inaspettato, mancava ancora di alcun elemento indispensabile per far fronte ai numerosi squadroni nemici.
Per queste circostanze ci era impossibile incominciare la difesa ad una grande distanza da Estella e questo contribuì a che il nemico si avanzasse credendo che per il corto tragitto che lo separava da questa città, se ne impadronirebbe senza grandi difficoltà; però la lezione è stata dura: quando l’esercito nemico pronunziò il suo movimento in avanti, spiegando il suo piano, il nostro occupò posizioni che si estendono da Allo per Dicastillo, Morentin, Aberin, Venta de Echavarri, le alture su Villatuera Zurucuain, Grocin, Murrugarren, Muro e le posizioni al Nord e ad Est di Estella, terminando queste ultime in Eraul e nel porto di Echavarri.
La estrema destra della nostra linea era difesa il primo giorno dai battaglioni 1, 2, 5 e 7 di Navarra sotto gli ordini dei brigadieri Zalduendo e Valluerca: dai battaglioni 3 e 4 di Alava e agli ordini del brigadiere Alvarez: dalla brigata Cantabria e dal battaglione d’Asturia sotto gli ordini del brigadiere Yoldi; tenendo in Allo il reggimento di cavalleria del Re e quattro compagnie del 1 di Navarra.
Nella batteria costruita in Echavarri si collocarono due pezzi del 1 di Navarra.
Il centro che si estendeva dall’eremitaggio di Santa Barbara di Villatuerta sino a Muro era occupato dai battaglioni 3, 4, e6 di Navarra sotto gli ordini del brigadiere Perula e del colonnello del 6; dal 1 e di 2 di Castiglia colo colonnello Zariategui e dai battaglioni di Munguia e Bilbao sotto gli ordini del brigadiere Fontecha. Per ultimo: la sinistra della nostra linea era difesa dai battaglioni 9 di Navarra, 2 di Alava, 1 e 2 di Guipuzcoa e 3 e 4 di Castiglia comandati dal brigadiere Costa e dal comandante della mezza brigata Guipuzcoana.
Le altre forze che poterono ritirarsi dalla linea per sorvegliare i punti minacciati, io tenevo come riserva, le Guide e il 1 battaglione di Alava, i battaglioni 3 e 4 di Guipuzcoa e il battaglione di Durango che arrivò la mattina del 27 e una batteria di montagna.
Il grosso dell’esercito nemico che partendo da Logrono si diresse per Lodosa a Sesma e Lerin, impiegò molti giorni nel riunire un numero considerevole di munizioni da bocca e da guerra vedendosi continuamente incrociare per quest’ultimo punto convogli interminabili, per la qual operazione teneva distribuiti nelle posizioni gran parte delle sue forze, temendo che le nostre partite volanti tentassero un colpo sopra di essi.
Queste forze in marcia forzata si portarono a Larraga, villaggio che fortificarono, e il giorno 24 si riunirono là tutte quelle di cui disponeva il generale Concha, eccetto la divisione Loma la quale non arrivò a Abarzuza che la notte del 27.
Alla mattina del 25 cominciarono i repubblicani il loro movimento a Oteiza continuando quindi per il versante del monte Esguinzo e lasciando occupata con grossi distaccamenti e artiglieria tutta la linea di operazione.
Così seguirono la marcia sino ad occupare per ultimo i villaggi di Villatuera, Lorca, Murill, Lacar e Alloz, senza che per nostra parte cagionassimo loro menoma molestia ad eccezione di alcuni colpi di fucile tirati dagli avamposti.
Visto alla mattina il movimento del nemico e calcolando i punti che occuperebbe, disposi che la brigata Alvarez e il 1 di Navarra si trasportassero in Estella per correre dove fosse necessario, nel tempo stesso che inviava ordine ai battaglioni 3 e 4 di Guipuzcoa che non erano ancora giunti, di accantonarsi in Azcona.
L’artiglieria nemica stava facendo fuoco tutto il giorno come pure l’infanteria che si avanzava.
Il comandante D. Paolo Portillo con 7 cavalli passò il rio e prese prigionieri sette soldati con 23 carri e alcuni cantieri. Due di questi volontari presero alla sera due soldati di cavalleria e una spia che si dirigevano da Larraga a Leriu.
Il 26 sino dall’alba cominciarono a funzionare le batterie del nemico sulle nostre posizioni e nel pomeriggio le sue masse continuarono il movimento verso Abarzuza, nel qual villaggio le nostre forze fecero una breve resistenza.
Tutte le batterie nemiche fecero un fuoco che si può chiamare infernale, però fortunatamente ci fecero scarsissimi danni; cessò questo fuoco pel sopraggiungere della notte e per una gran tempesta che si scarico all’imbrunire.
Il giorno 27 era stabilito per l’attacco generale e conosciute le intenzioni del nemico si adottarono le seguenti disposizioni:
Alla brigata Alvarez che fino dal giorno innanzi si trovava in riserva sulle alture di Murugarren insieme al 1. di Alava e 1. di Navarra fu dato l’ordine che continuasse nello stesso punto al fine di concorrere alla difesa delle nostre posizioni del centro in caso necessario, al tempo stesso che i battaglioni 3. e 8 di Navarra rimarrebbero a retroguardia sulle alture di Muro con eguale scopo.
Ai battaglioni di Durango e 2. di Navarra ordinai che si dirigessero verso Eraul per rinforzare la nostra estrema sinistra e concorrere alla difesa di quella importantissima posizione.
Per prendere il comando di questa parte della linea, ripatì alla mattina il sig. generale Argonz in compagnia del generale dello stesso grado Don Emeterio Iturmendi, rimanendo io coi generali Larramendi e Mendiry sulle posizioni di Murugarren.
All’una del pomeriggio ruppero il fuoco le batterie nemiche in modo spaventevole su tutta la linea, continuando senza interruzione sino a notte avanzata.
Alle 3 pom. la brigata dell’avanguardia nemica seguita dalla divisione di Echague si avanzò sull’eremitaggio di Abarzuza, continuando il suo movimento sino alle nostre posizioni di Eraul e villaggio di Echavarri rompendo un fuoco nutritissimo di fucile sino alle 4 pom., e avanzandosi decisamente alle 5, ora in cui le tre colonne di attacco aprirono il fuoco sopra Muro, Murugarren, Grocin e alture di Villatuerta.
Queste considerevoli masse si vanzarono impunemente sino a breve distanza dai nostri parapetti, perchè avevo dato ordine che non si facesse fuoco sino a questo momento; però arrivati a questa distanza i nostri valorosi volontari seminarono il campo di morti e feriti repubblicani.
Le imponenti forze di cui questi disponevano offrì loro il grande vantaggio di ptoer dirigere sui suoi punti di attacco, elementi considerevolmente superiori ai nostri, e per questo in qualche momento, conseguirono qualche vantaggio come successe in Murugarren, al qual villaggio, difeso da due compagnie di Castiglia, riuscirono a bastantemente avvicinarsi; però inviatene 3 del 4. di Alava, caricarono due di queste alla baionetta seguite dai castigliani, ponendo così in completa rotta tutta la colonna di attacco, a cui causarono un numero considerevole di perdite prendendo loro più che 23 prigionieri e gran numero di fucili. In vista di questo, ordinai che il brigadiere Alvarez con il rimanente del 4. di Alava e 4 compagnie del 3. rimanesse in quelle posizioni; quindi rinforzato il nemico tentò un secondo attacco in cui fu egualmente respinto. Episodi di questa natura ebbero luogo in tutta la linea senza eccettuare un sol punto di essa; tutti i nostri battaglioni caricarono più volte alla baionetta immediatamente che le forze repubblicane si accostavano ai parapetti e perseguendole nella loro vergognosa fuga sino alla loro stessa linea.
Alla nostra estrema sinistra, a cagione delle poche forze di cui disponevamo là e delle molte che ci attaccarono, il combattimento fu crudo e accanito, però con la efficace cooperazione dei battaglioni di Durango e 2. di Navarra furono ugualmente respinti.
Parecchie volte tentò il nemico di ritornare ai nostri parapetti, ma ogni volta si vide costretto a retrocedere, lasciando gran numero di morti, feriti, prigionieri, armamento e munizioni.
Il fuoco continuò senza interruzione un solo istante sino ad ora molto avanzata della notte ritirandosi il nemico più in là del suo punto di partenza.
Sire. Ho il dovere di manifestare a V. M. che l’esercito republicano, convertito in una banda di avventurieri, ha distrutto i campi, saccheggiato i villaggi e incendiato la maggior parte degli edifizi, maltrattando nel modo il più orrendo i suoi pacifici e indifesi abitatori, compresi i vecchi, le donne e i bambini.
I pochi prigionieri che ci fecero (6 o 8) li fucilarono nei dintorni di Abarzuza, bruciandoli appresso. Questa o Sire, è la condotta, tenuta da questo vile e miserabile esercito, aborto della rivoluzione di Settembre.
Questi figli spuri della patria che venivano macchiando il nome dell’antico esercito spagnuolo con loro vandaliche barbarie, questa volta lo hanno fatto in moto tanto iniquo, vile e lamentevole, da non averne esempio nella storia delle nazioni civilizzate. In questo modo, Sire, hanno risposto alla condotta inattaccabile e quasi paterna che abbiamo costantemente tenuta con loro.
In cambio di questo, o Sire, immenso è il mio giubilo e la mia allegria nell’aver l’onore di sottoporre al superiore conoscimento di V. M. l’incredibile entusiasmo, la confidenza cieca, l’eroismo e la decisione dei nostri incomparabili volontari, come pure degli abitanti di questi stessi paesi convertiti in rovine dal nemico.
I generali hanno adempiuto in un modo che li onora nel più alto grado e che dimostra le loro brillanti qualità, gli incarichi che loro sono stati affidati.
I capi ed ufficiali non si sono un solo momento allontanati dai loro posti, essendo i primi a dare l’esempio alle nostre valorose truppe che, come V. M. ha visto in tante circostanze, abbisognano ben di poco per sorpassare il limite dei migliori soldati del mondo.
La nostra scarsa artiglieria si è condotta, come sempre, collocando le sue batterie a brevissima distanza dal nemico e sostenendo impassibile il fuoco dei suoi pezzi poderosi.
La forza del genio ha lavorato senza riposo nella costruzione dei nostri trinceramenti, e in una parola, Sire, sarebbe ingiusto di parlare con preferenza di corpo o persone determinate. Tutti, assolutamente tutti, hanno travagliato senza riposo conducendosi sino nei momenti di maggior pericolo, con uno slancio ed una decisione degni del sacro nome di Dio, Patria e Re che difendiamo.
Le perdite del nemico che ancora non si possono precisare, devono essere state della massima importanza, calcolandole in più di 4,000. Forse esse si contano il generale in capo, morto alle 8 1/2 della notte del 27, un brigadiere e due ufficiali superiori di stato maggiore che marciavano con lui, essi ancora morti, ed alcuni altri feriti. Si sa pure positivamente che parecchi altri ufficiali generali sono stati posti fuori di combattimento, come un numero considerevole di capi ed altri ufficiali.
Sorpassano i 400 i feriti che essi hanno abbandonai sul campo di battaglia, o nei villaggi, inseguiti dalle nostre truppe e teniamo in nostro potere 250 prigionieri e 2000 fucili.
Le nostre perdite, benché sempre dolorose, sono state scarse, poiché non arrivano a 200, contando tra i morti il tenente colonnello Eguileta e tra i feriti leggieri il brigadiere Fontecha e il colonnello Cavero.
Sire, questa grande vittoria è stata la più completa e decisiva che fino ad oggi abbia ottenuto il nostro esercito, tanto in risultati materiali come in rapporto al morale, poiché il mondo intero conoscerà la lezione che un pugno di valorosi ha dato all’esercito della republica, composto di più che 50,000 uomini, 2,500 cavalli e 80 pezzi di artiglieria, annoverando fra queste truppe il fiore della sua armata e i suoi più intelligenti generali.
Ho l’onore di sottoporre tutto questo al Sovrano conoscimento di V. M. a compimento di mio dovere.
Sire
A.L.R.P. di V. M.
Antonio Dorregaray