Creta e la Sicilia ai musulmani

Chiara evidenza del tracollo bizantino fu la rovina economica e militare delle isole dell’impero. Creta e le Cicladi furono occupate dagli andalusi, la Sicilia dagli aghlabidi. Le guarnigioni erano ridotte in numero e prive dei mezzi necessari a resistere. Navi, denari, vettovaglie e uomini erano stati destinati al continente, coinvolte nelle guerre civili che devastavano l’impero.
Leone V, volle imporre l’iconoclastia impiantando sull’isola di Creta sacerdoti provenienti da terre lontane, spingendo i religiosi autoctoni e iconoduli persino al martirio. Il Patriarca di Costantinopoli, Niceforo I, potè poco. Finì deposto e sostituito da Teodoto Meliseno che si affrettò a confutare le conclusioni del Concilio di Nicea, accettando invece le risoluzioni del sinodo iconoclasta del 754. L’imperatore ordinò la distruzione delle immagini in tutte le chiese di Bisanzio e il conflitto si trasferì in ogni territorio, anche nelle isole, esplodendo in un bagno di sangue.

Durante la messa di Natale dell’820, l’imperatore fu assassinato a Santa Sofia dagli scagnozzi di Michele l’Amoriano che poi fu incoronato imperatore. Tornarono allora al culto pubblico ed ai luoghi da cui erano fuggiti tutti i religiosi iconoduli, ma non fu ristabilito il culto delle immagini, né Niceforo riottenne il seggio di patriarca. Restavano aperte tutte le questioni che avevano diviso politicamente e religiosamente Bisanzio e gli iconoclasti presto si riarmarono.

Li guidò Tommaso lo Slavo, sostenuto dagli arabi abbasidi e siriani. Tommaso fu incoronato imperatore dal Patriarca di Antiochia e sottopose Costantinopoli a un duro assedio di oltre un anno. Ma nell’ottobre 823 Michele riuscì a sconfiggerlo e catturarlo. Morì torturato. Nel frattempo, le isole erano andate sguarnite d’ogni difesa ed eran divenute facili prede dei musulmani.

Nel complesso, da questi anni di guerre civili, l’impero uscì molto indebolito, la sua flotta decimata, l’economia a pezzi, l’esercito paralizzato, la popolazione affamata e stanca. Creta fu conquistata nell’824 da diecimila musulmani di Cordoba che si presentarono con quaranta navi nelle sue acque dell’isola. L’isola aveva sofferto amaramente con quello scisma, poiché i suoi abitanti erano in gran parte iconoduli e fedeli a Roma. Non meraviglia allora che tutte le fonti, sia quelle arabe che quelle greche, si ritrovino nell’asserire che la popolazione cretese non collaborò coi bizantini contro i musulmani.

La cronologia esatta dello sbarco degli andalusi a Creta è incerta. Seguendo le fonti musulmane, è solitamente fatta risalire all’827, ma fonti bizantine la rimandano agli anni della rivolta di Tommaso lo Slavo. E’ pure probabile che inizialmente si trattò solo di una scorreria, matrovando facile occuparla e mantenerla, i cordobesi la difesero dalle spedizioni di recupero, fievoli e mal organizzate, salpate da Bisanzio.

Michele II l’Amoriano dominava territori lacerati dalla lotta iconoclasta, incapace di segnare una svolta. La crisi di Bisanzio non si placò e ancora un anno dopo l’isola non era stata oggetto di alcun tentativo di recupero, anzi pure la Sicilia era finita negli appetiti dei musulmani aghlabidi. Costoro erano sbarcati a Mazara del Vallo e cingevano d’assedio Siracusa. L’isola italiana però era ben più ricca di Creta e allora, con grande sforzo economico, i bizantini riuscirono a radunare una flotta, al comando di Teodoto, e si apprestarono a tentare il suo recupero. Era l’estate dell’828. I musulmani avevano già preso Agrigento, Enna

La preparazione di quella campagna navale fu uno sforzo enorme per l’impero, ma mentre l’esercito bizantino era trattenuto in Sicilia, senza risultati positivi, i musulmani da Creta si mossero all’occupazione delle isole di Falkonera, Kimolos, Sifanto, Policandro e Anydros. Solo nel settembre 828 d.C., alcune navi della squadra bizantina impegnate in Sicilia navigarono verso Creta. Fu un disastro per l’impero. La flotta fu distrutta, ottanta navi colarono a picco, in parte furono catturate dal nemico. Damiano, comes stabuli, fu ucciso. In un secondo tentativo di recupero, il generale bizantino Kraterós vide i suoi uomini perire in un terribile massacro scaturito da un inaspettato attacco notturno. Kraterós riuscì a fuggire e a raggiungere l’isola di Kos, ma qui fu catturato e crocifisso. I musulmani si proiettarono allora sulle altre vicine isole: Kos, Sifnos, Antiparo, Paro e pure Stromboli.

I cretesi non rimpiansero il cambio di potere: i nuovi tributi imposti dall’emirato non solo non furono più gravosi di quelli bizantini, ma rimasero sull’isola, convertendola da provincia remota dell’impero subordinata al sistema finanziario bizantino a paese autonomo con un commercio florido ed un’agricoltura prospera. Nel frattempo Michele II poté gioire dei successi di Teodoto e dedicare maggiori attenzioni alla protezione delle isole dell’Egeo costituendo un esercito di mercenari chiamati i tessarakontarioi (“i quaranta”), perché venivano pagati quaranta monete d’oro), poi spirò. Nel settembre dell’831 anche Palermo finì nelle mani musulmane.

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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