Una principessa brasiliana in un campo di concentramento
Nel 1938, con l’ascesa del nazismo e l’anschluss, l’annessione dell’Austria, Maria Carolina di Sassonia-Coburgo, principessa del Brasile, finì vittima della politica eugenetica di Adolf Hitler. Fu usata nell’operazione Aktion T4 che comportava l’eutanasia obbligatoria per le persone affette da malattie ritenute incurabili. La principessa fu rimossa dalla sua clinica a Schladming e portata al campo di concentramento di Hartheim bei Linz, destinata ad una camera a gas.
Era figlia di Augusto Leopoldo di Sassonia-Coburgo-Koháry, secondo nipote dell’imperatore Pietro II, ufficiale della marina imperiale brasiliana e della marina austro-ungarica, e dell’arciduchessa Carolina Maria d’Asburgo-Toscana, figlia dell’arciduca Carlo Salvatore d’Asburgo-Toscana e della principessa Maria Immacolata Borbone-Due Sicilie. Maria Carolina era dunque pronipote dell’imperatore Pietro II, nipote della principessa Leopoldina del Brasile e, quindi, pronipote della principessa Isabella d’Orléans-Braganza, più volte reggente dell’Impero brasiliano.
Era nata a Pola, il 10 gennaio del 1899 ed aveva trascorso tutta la sua vita lontano dal Brasile, sempre confinata in un ospedale psichiatrico. Era infatti nata con gravi problemi mentali. I dettagli della sua malattia e diagnosi non sono noti. In una clinica di Schladming, in Austria, fu sottoposta alle cure mediche diffuse all’epoca fino all’anschluss.
Nell’ottobre del 1939, Adolf Hitler aveva firmato una “nota di eutanasia”, retrodatata al 1 settembre 1939, che autorizzava il suo medico Karl Brandt ed il reichsleiter Philipp Bouhler ad attuare un particolare programma: l’Aktion T4. Probabilmente la volontà di Hitler era quella di risparmiare denaro statale o quella di garantire una folle igiene razziale.
L’Aktion T4 legittimava un gruppo di medici tedeschi alla selezione di pazienti “ritenuti malati incurabili, dopo la più critica visita medica” ed a somministrare a tali malati una “morte per misericordia”. Dal settembre 1939 fino alla fine della guerra furono circa trecentomila le persone uccise, provenienti dagli ospedali psichiatrici sparsi in Germania, Austria, Polonia, Boemia e Moravia. Il Vaticano aveva denunciato la cosa in una nota del 2 dicembre 1940, chiarendo che la politica di eutanasia era contraria alla legge divina, ma – ad eccezione del vescovo di Munster, Clemens von Galen, che fece sentire forte la sua voce – diversi medici e chiese cattoliche direttamente coinvolte nella gestione degli ospedali in Germania, non aderirono a queste prescrizioni.
A Hartheim bei Linz, Maria Carolina fu sottoposta ad una speciale visita medica che diagnosticò una incurabile disabilità mentale. Fu allora condotta in una camera a gas, morendo il 6 giugno 1941.
Autore articolo: Angelo D’Ambra