Pienza, la città di Pio II
Enea Silvio Bartolomeo Piccolomini divenne papa nel 1458. Nel giro di pochi mesi incaricò l’architetto Bernardo Rossellino, allievo di Leon Battista Alberti, di ristrutturare il piccolo borgo in cui era nato, Crosignano, in Val d’Orcia, a circa cinquanta chilometri da Siena, per farne una meravigliosa residenza rinascimentale, sede della corte pontificia. La nuova cittadina, basata sul modello della città ideale, prese il nome proprio dal papa: Pienza.
Rossellino, già noto per i suoi lavori a San Pietro, aveva realizzato Palazzo Ruccellai a Firenze ed aveva una operosa bottega. A differenza dell’Alberti era più legato alla tradizione romanico-gotica toscana e all’influsso del Brunelleschi. Egli non presentò dunque il piano di una città realizzata cancellando tutto con un colpo di spugna, ma volle una città monumento che serbasse il suo passato. Il pontefice approvò personalmente i disegni e i modelli e nel giro di pochi mesi la bottega del Rossellino si mise in moto.
La radicale trasformazione del borgo partì dal rifacimento della piccola piazza centrale. Attraverso dei sapienti espedienti architettonici questa piazza medioevale acquisì nuovo slancio e forme. Lo spazio assunse forma trapezoidale, con il lato minore tangente alla via principale, diviso tramite fasce di travertino bianco in riquadri composti di mattoni a lisca di pesce. Per un gioco di prospettiva, tale costruzione inganna il nostro campo visivo e fa sembrare la piazza più grande.
Rossellino vi fece erigere la nuova cattedrale e palazzo Piccolomini, quello vescovile e quello pretorio. In più si preoccupò pure di garantire alle strade, che da qui si dipanano, una lieve curva che potesse impedire a chi le percorreva di vederne la fine, in modo da dare l’impressione che esse fossero ben più lunghe di quanto in realtà sono. Nell’agosto del 1562 il pontefice trovò i lavori del Rossellino già ad uno stadio avanzato e la piazza stessa quasi completa così, radunati i cardinali del suo seguito, con bolla del 13 agosto 1462, eresse la nuova chiesa in cattedrale, facendola consacrare il 29 di quello stesso mese dal cardinale Guglielmo d’Estouteville, vescovo di Ostia.
Il tempio, dalle forme gotiche, è diviso in tre navate e presenta delle pareti candide secondo le prescrizioni ciceroniane maturate dall’Alberti nel De re aedificatoria. L’ambiente rimanda alle hallenkirchen, le chiese ad aula tedesche che Pio II aveva conosciuto in Germania. Innamorato di tanta sobrietà, il pontefice arrivò anche a minacciare di scomunica chiunque si proponesse di decorare quegli interni. Il 16 settembre del 1462, infatti, emanò una bolla che proibiva l’aggiunta di altari, quadri, affreschi e tinteggiature diverse dalle originali.
Sul lato sinistro della piazza è posto il Palazzo Vescovile che oggi appare con lo stemma e i rifacimenti voluti dal cardinale Rodrigo Borgia, futuro Alessandro VI, all’epoca vicancelliere pontificio. Rimaneggiato è pure il Palazzo pretorio, posto di fronte al duomo. Sulla destra sorge invece il palazzo Piccolomini.
Costò ben quarantamila scudi, prezzo in vero ridotto perchè il legno d’abete necessario fu donato dalla Repubblica di Siena. Preoccupata delle intenzioni del pontefice, a cui da cardinale aveva negato l’ingresso in città, la repubblica, con deliberazione del 30 aprile 1459, concesse agli abitanti di Pienza alcuni privilegi, esenzioni ed una fiera annuale di sei giorni, da tenersi a partire dal 13 maggio.
Riprende i motivi di Palazzo Ruccellai e il papa stesso lo volle come e dove appare, col grande giardino panoramico, per poter contemplare il paesaggio, anzi si mostrò più interessato all’ameno scenario natrale che non alle scelte architettoniche. Nei suoi Commentarii annotò infatti: “Ad occidente, la vista spazia dall’ultimo piano oltre Montalcino e Siena sino alle Alpi Pistoiesi. Volgendo lo sguardo verso nord, per cinque miglia si stendono colline variopinte e l’amabile verde delle foreste. Aguzzandgo gli occhi, appaiono i lontani Appennini e si delinea al culmine del colle la città di Cortona, non lontana dal lago Trasimeno; l’interposta vallata della Chiana è invece nascosta dalla grande profondità. Meno estesa, verso oriente la vista raggiunge solo Poliziano… e le montagne che separano la vallata della Chiana da quella dell’Orcia. A meridione la vista dei tre portici è limitata… dal Monte Amiata, sublime e boscoso. Verso il basso appaiono la vallata dell’Orcia, le distese verdi dei prati, le colline coperte d’erba durante la stagione, campi arborati e vigne, città e cittadelle e dirupi precipiti, e Bagni di Vignoni e Montepescali, più alto di Radicofani, portale del sole invernale”. Era la prima volta che un edificio veniva costruito con l’intento preciso di compenetrare lo spazio naturale.
Il Rossellino mise pure mano all’intero tessuto urbano perchè fossero ristrutturati i più importanti edifici ed accolti così i cardinali e i loro seguiti. Edificò altresì un ostello per i visitatori, un ospedale e case per cittadini poveri. Così il borgo perse la spontanea anarchia delle forme medievali e si avviò ad essere un fiorente centro rinascimentale. La morte improvvisa del pontefice e del Rossellino nello stesso anno, il 1464, però, arrestò il compimento dell’impresa e paralizzò Pienza nella sua bellezza, senza che la città divenisse mai qualcosa di simile alle corti ducali di Mantova e Ferrara.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
In copertina: Duomo di Pienza. Foto di Vittorio Ricci.