La Battaglia di Palestro
Mentre Giulay, convinto che l’esercito franco-piemontese volesse prendere Piacenza, si allontanava dalla Sesia, Napoleone III decise di muoversi su Vercelli. Per meglio proteggere le manovre, quattro divisioni piemontesi passarono sulla sinistra della Sesia ed attaccarono l’ala desta austriaca. La 1° Divisione si diresse su Casalino, la 2° su Confienza, la 3° su Vinzaglio, la 4° su Palestro. Nonostante questo grande movimento di truppe nemiche non passasse inosservato, gli austriaci ritennero che si trattasse solo di una manovra diversiva perché l’attacco si sarebbe concentrato nella zona di Frassineto. Il punto principale dell’avanzata sabauda era rappresentato da Palestro. Enrico Cialdini si incaricò di conquistarla.
Gli avamposti austriaci tenevano occupato il ponte della Roggia Gamara, che era un fossato che comunicava con il Sesia, furono colti di sorpresa. Era la mattina del 30 maggio e i bersaglieri riuscirono a farli prigionieri. Al centro, l’artiglieria tuonò poi intervennero i cavalleggeri d’Alessandria con i battaglioni del 9° Reggimento Regina, liberando la strada e conquistando l’unica posizione fortificata, quella della Fornace. Il presidio asburgico, costituito da una brigata di fanteria e da una batteria di cannoni, dovette sgombrare il villaggio e fuggire, nonostante l’arrivo puntuale di rinforzi.
L’indomani però i nemici tornarono con forze maggiori. Le due divisioni del generale Zobel furono però colte di sorpresa perché nella notte Cialdini aveva fatto fortificare ogni punto, in particolare la zona di Robbio, la più esposta alle offese nemiche, ed inoltre aveva ricevuto i rinforzi del terzo reggimento zuavi, speditigli dal maresciallo Canrobert. Erano poi pronte a convergere le forze piemontesi che occupavano l’area.
Nonostante ciò, Zobel aprì il fuoco, deciso a riconquistare l’avamposto perduto. Una delle colonne nemiche, quella condotta dal Bandorf, riuscì a penetrare nel paese. Fu respinta dopo un tenace combattimento dai bersaglieri con una brillante carica alla baionetta. Al tentativo della brigata Szabó di aggirare da sud Palestro, intervennero gli zuavi. Passarono il torrente della Siesetta, ingrossato dalla pioggia, e assaltarono il nemico alla baionetta catturando subito tre cannoni. Nel combattimento intervenne anche Vittorio Emanuele II in persona, nonostante il colonnello Chabron l’avesse invitato a non rischiare la vita. Il suo esempio infuse nuova energia nei bersaglieri e nei cavalleggeri d’Alessandria, che, a colpi di sciabola e cariche alla baionetta, vinsero le resistenze nemiche. Alle due del pomeriggio gli austriaci avevano abbandonato Palestro.
Quel giorno il nemico perse oltre 1500 uomini e 700 prigionieri, oltre a parecchi pezzi d’artiglieria. I piemontesi contarono 700 uomini fra morti e feriti. Gli zuavi conquistarono in tutto cinque cannoni e li donarono al re sardo, proclamandolo loro caporale d’onore. Vittorio Emanuele II, con riguardo, destinò quel dono a Napoleone III.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Fonte foto: dalla rete