La famiglia de Napoles, un tassello degli storici legami tra Napoli ed il Portogallo
Torniamo ancora ad indagare sui rapporti tra il Sud Italia ed il Portogallo, due terre accomunate da vicende storiche e costumi, scambi commerciali e culturali. Stavolta il nostro viaggio ci porta a parlare di una nobiltà guerriera che ha servito sotto le bandiere portoghesi sino a Michele I e che affonda le sue più lontane e celate origini proprio a Napoli.
Potremo iniziare da Leonardo Esteves de Napoles, nobiluomo portoghese che porta persino nel suo cognome il legame con la sua terra natale. Leonardo Esteves si era fatto valere in battaglia ricevendo titoli e terre da re Alfonso IV. Era divenuto così uno dei più ricchi signori del tempo, titolare di Corjas, Penela, Seia e di Veiga de Santa Maria, ed è lui al centro delle misteriose origini di questo casato portoghese. Le radici di Leonardo Esteves, infatti, affondano, secondo taluni genealogisti della sua epoca, nel Regno di Napoli. Si vuole che egli sia stato un esponente del ramo secondario della casa reale degli Angioini dopo il trasferimento in Portogallo di Stefano di Durazzo, nipote di Carlo II di Napoli perché figlio minore di Giovanni d’Angiò Durazzo, Conte di Gravina e di Alba, Duca di Durazzo, Principe di Acaia e Sovrano d’Albania. E’ vero che il crociato Stefano di Durazzo accompagnò le imprese militari del portoghese Alfonso IV contro i Saraceni ricevendo encomi nella battaglia del rio Salado e divenendo noto nelle cronache dell’epoca come Estevao de Napoles. Leonardo Esteves sarebbe suo figlio naturale. Queste voci restano non accertate, tuttavia il cognome de Napoles conserva questa origine misteriosa.
Il casato crebbe in fama ed importanza politica. Il figlio di Leonardo, Joao Esteves da Veiga de Napoles, incrementò i domini ereditati dal padre, divenne Signore di Salvaterra de Magos, Montargil, Vacarica e Vila Nova de Monsarros, fu Ministro di Stato e consigliere privato di re Giovanni I del Portogallo. Questa indagine ci porta quindi al figlio di Joao, Henrique Esteves da Veiga de Napoles, signore di Molelos, che ancora confermò le doti di grandi condottieri dei de Napoles distinguendosi nella famosa battaglia di Toro del 1476 e fornendo centinaia di cavalieri nella guerra di Alfonso V, re del Portogallo e dell’Algarve, per la successione sul trono di Castiglia. Divenne consigliere privato e militare del re di Portogallo. Ottenne quindi altre terre, la signoria di Bothulho, Nandufe, Woods e Castanheria. La sua discendenza continuò con l’impeto militare del suo secondo figlio ed omonimo che fu consigliere privato dei re Giovanni II e Manuele I di Portogallo. A lui si devono i lavori conclusivi di Palazzo di Molelos, una elegante residenza signorile presso Tondela, nel distretto di Viseu.
La famiglia De Napoles si ramificò profondamente nel corso dei secoli grazie ad importanti matrimoni con la nobiltà portoghese ed un nuovo suo esponente apparve con forza sulla scena politica e militare nel primo Ottocento: Francisco de Paulo Vieira da Silva di Tovar e Napoles. Undicesimo Signore di Molelos, Francisco de Paulo guidò l’invasione portoghese della “Banda Oriental”, il futuro Uruguay, sotto il regno di Giovanni VI, che nel 1826 lo nominò Visconte di Molelos, fu poi protagonista della resistenza portoghese all’invasione napoleonica. Sostenendo il ramo conservatore della monarchia portoghese, subì l’onta dell’esilio con Re Michele I. Questi lo nominò Conte ricambiando il suo atto di fedeltà ed anche un nipote, António Vieira de Tovar Magellano e Albuquerque, rimasto unico discendente di Francisco, ancora fedele al re in esilio, venne nominato primo marchese di Belavista. Questi titoli miguelisti resero maggior gloria al casato ma non furono mai convalidati.
La storia dei legami tra Portogallo e Regno di Napoli è dunque anche la storia di famiglie come quella dei De Napoles che in secoli lontani solcarono, da crociati, il Mediterraneo verso le terre lusitane, allora minacciate, e che seppero poi integrarsi profondamente nella cultura locale pur conservano sparute tracce del loro più antico passato.
Autore articolo e foto: Angelo D’Ambra