Storia del Cristianesimo: la Confraternita della Santissima Trinità di Roma
San Filippo Neri, nel 1548, a Roma, fondò la Confraternita della Santissima Trinità al fine di curare i pellegrini che accorrevano a visitare i sepolcri dei Santi Apostoli e lucrare le indulgenze. Le possibilità ricettive della città erano scarse e negli anni giubilari risultavano addirittura inconsistenti rispetto alla grande richiesta. Il giubileo del 1575 vide ospitati nelle strutture della confraternita più di 180 000 persone, ma con la chiusura dell’Anno Santo la confraternita vide diminuire la propria attività. Ben presto le attenzioni dei confrati si rivolsero ai poveri ed ai convalescenti che spesso venivano licenziati troppo presto dagli ospedali ricadendo nella malattia e si allestì dunque la casa della confraternita al pari di un vero e proprio ospedale, l’Ospedale della Ss.ma Trinità dei pellegrini e dei convalescenti.
Sorse così il primo convalescenziario d’Europa, destinato a coloro che venivano dimessi dagli ospedali clinicamente guariti ma che erano bisognosi di una assistenza post-ospitaliera prima di reinserirsi nelle normali attività.
Il 20 aprile 1560 Pio IV, con la bolla Illius qui pro dominici, riconfermò l’istituzione e approvò gli statuti e i regolamenti della confraternita e il 5 settembre 1562 concesse ad essa il titolo di arciconfraternita. Pio V con motu proprio del 21 marzo 1571 le concesse il privilegium fori, il privilegio che sottraeva il chierico alla competenza sia penale che civile dei giudici civili per attribuirla soltanto al tribunale ecclesiastico del proprio vescovo. Questa confraternita divenne così assai ragguardevole, vi aderirono infatti cavalieri, nobili, dame…
I suoi guardiani ed amministratori s’avvidero però che il frequente alternarsi dei sacerdoti che servivano nella loro chiesa di Ponte Sisto, la Chiesa di San Benedetto alla Regola divenuta Chiesa della Santissima Trinità, turbava non poco gli aderenti che si trovavano a fare i conti con mutazioni repentine del modo con cui la congregazione veniva guidata. Così ci si risolse ad erigere una nuova congregazione di dodici preti. A costoro si assegnarono delle stanze dell’ospedale in cui essi presero a vivere in comunione, come se fossero in un monastero. Gli statuti della nuova congregazione furono approvati da Papa Innocenzo XI nel 1677: così nacque la Congregazione degli Operai dell’Ospedale della Santissima Trinità.
I preti che vi aderivano vestivano d’un saio rosso che sul petto, a sinistra, riportava l’immagine della Trinità. Era loro vietato ricevere elemosine; ogni tre anni, eleggevano un loro superiore. Essi dovevano soprattutto essere forniti di aggiornate e profonde conoscenze mediche. I pellegrini dovevano essere da loro ricevuti con cordialità e carità, condotti in chiesa a due a due per adorare il Sacramento e recitare alcune preghiere prescritte dagli statuti, poi venivano guidati alla confessione e finalmente potevano avere accesso al refettorio e al dormitorio. Ogni giorno, lo stesso preciso itinerario doveva scandire la vita degli ospiti.
Le mutate condizioni dei tempi hanno reso impossibile la continuazione di questo ministero di carità ed oggi l’arciconfraternita si propone in modo particolare il culto verso Gesù Sacramentato.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Bibliografia: G. F. Fontana, Storia degli Ordini Monastici, Religiosi e Militari