Federico da Montefeltro prende San Leo
Il territorio dei Montefeltro si estendeva tra Marche e Romagna fino al confine con la Toscana. Ad insidiare gli antichi possedimenti c’erano i Malatesta, una pericolosa famiglia d’abili uomini d’arme che governavano le città di Cesena, Rimini e Fano ed avevano il possesso di diverse rocche del Montefeltro. Le due famiglie si combatterono per ventidue anni con congiure, assassini e battaglie che insanguinarono il Rinascimento in quello spicchio di Italia Centrale.
Federico, figlio illegittimo del conte Guidoantonio da Montefeltro, aveva solo diciannove anni quando si aprì lo scontro col ventiquattrenne Sigismondo Malatesta. Era il 1441 e Federico stava assediando il Castello di Montelocco. Tradendo la sua promessa di neutralità Sigismondo lo attaccò cogliendolo di sorpresa, ma Federico riuscì a prevalere.
Federico giovanissimo era stato in servizio a Milano, Maria Filippo Visconti, aveva combattuto contro le milizie venete conquistandosi in breve una solida reputazione di combattente e condottiero. Sigismondo, giovanissimo anch’egli, aveva espugnato Forlì e combattuto per il Papa e poi per la Serenissima. L’impresa destinata a consegnare il suo rivale alla storia si ebbe quello stesso anno.
La Rocca di San Leo, precedente dimora dei Montefeltro, era dei Malatesta da oltre un secolo. A tutti appariva imprendibile. Situata sulla cima di un monte roccioso, protetta da garitte e sentinelle a guardia delle pareti a picco, la rocca sembrava un nido d’aquila. Federico, lasciato il suo esercito accampato a Monte Copiolo, scalò la montagna con delle scale di funi lungo le ripide fiancate fin sulla cima appiattita del tremendo sperone roccioso. Aveva appena venti uomini con lui. Sospeso nel vuoto, nel costante pericolo di cadere, avanzarono lentamente nella notte. Trovarono accesso in una guardiola sguarnita e si nascosero. All’alba irruppero nella fortezza mentre le truppe urbinate distoglievano l’attenzione della guarnigione simulando un attacco dal fondo della radura. Nei Commentari di Pierantonio Paltroni si legge: “Tolse San Leo e la Rocca che furono espugnati tramite una scalata terribile e a così tanta altezza che nessuno aveva mai avuto il coraggio di tentare”.
Con quell’audacia azione Federico da Montefeltro ebbe ragione di quel presidio. Scrive Girolamo Muzio in De fatti di Federico di Montefeltro: “… si prese per via di scalamento San Leo e la Rocca luogo inespugnabile: e questo fu di notte con grandissimo pericolo, e con maravigliosa industria; poiche in tanta altezza, e difficoltà di camino il giorno a gran pena si ardiva di montare per quei luoghi, che si erano saliti di notte. Questo fu a Sigismondo di grandissima offesa, e pregiuditio onde riuscendogliene sempre molto danno per la vigilanza, e sollecitudine di Federico, egli si deliberò di ricercar la pace…”.
La città fu restituita ai Malatesta da Guidantonio da Montefeltro e fu nelle mani di Federico solo dopo la definitiva vittoria, nel 1464, ma l’impresa sbalordì l’Italia intera e segnò il futuro successo dei feltreschi.
Autore articolo: Angelo D’Ambra