Alessandro Farnese, il “grancardinale”

A capo di una corte di oltre 300 persone, intelligente, diplomatico, ricco, Alessandro Farnese era stato fatto cardinale dal nonno Papa Paolo III all’età di quattordici anni, con grande scandalo. Il cardinalnipote ebbe una vita brillante fatta di incarichi politici e sfarzi mondani. Da Vicecancelliere della Chiesa assistette, nel 1545, all’istituzione del Ducato di Parma e Piacenza al cui governo il papa mise suo figlio Pier Luigi, papà d’Alessandro. I Farnese avevano così raggiunto un’enorme potere e ne erano consapevoli. Chiamarono Tiziano a rappresentare su tela i loro successi e, nella celebre opera, se Ottavio, destinato a divenir duca, è inchinato davanti al nonno in un atteggiamento riverente, Alessandro è in piedi, alle loro spalle, a proclamarsi successore del vecchio pontefice. La cosa non accadde mai.

Il pontefice morì nel 1549, nel Palazzo del Quirinale, poco dopo aver avuto un pesante diverbio proprio col nipote. Due anni prima, Pier Luigi Farnese era stato ucciso dai nobili piacentini in rivolta e i suoi domini erano stati occupati dalle truppe di Carlo V. Il papa, per quietare le acque, voleva far tornare le città sotto il diretto dominio della Chiesa ma Alessandro s’era schierato col fratello Ottavio affinché il ducato fosse conservato come entità autonoma in possesso della famiglia. La discussione tra Alessandro e il nonno fu così dura che il pontefice, colto da un malore, morì qualche giorno dopo, mentre la lotta per il Ducato non cessò. Il nuovo pontefice, Giulio III, lasciò Parma e Piacenza nelle mani di Carlo V ed Alessandro Farnese si vide privare dei suoi benefici e assistette pure alla vendita degli arredi di Palazzo Farnese.

Era evidente che la scomparsa del grande protettore, Paolo III, metteva i Farnese in pericolo. Potevano scomparire o perder tutto, il cardinalnipote però seppe mantenere il suo ruolo. Alessandro pellegrinò a Parma, Firenze e Urbino sempre nel tentativo di riconquistare i territori persi. Furono anni di trattative, falliti accordi, cambiamenti d’alleanza, e solo nel 1556, con l’accordo stipulato a Gand, suo fratello Ottavio riebbe da Filippo II di Spagna il Ducato di Parma e Piacenza. In quest’arco di tempo fu soprattutto la corte di Enrico II di Francia a schierarsi dalla sua parte, concedendogli numerose diocesi. E qui in Francia il Alessandro intrattenne pure una intensa e scabrosa relazione amorosa…

A Roma governano Marcello II, Paolo IV e Pio IV ed ogni volta il Farnese sembrava poter succedere al trono di Pietro, ogni conclave sembrava quello giusto ogni votazione contava più sostenitori eppure, sempre papabile, Alessandro Farnese riuscì al più ad influenzare l’esito finale delle votazioni, ma non mai poté farsi eleggere. Altroché papa, lo presero a chiamare il grancardinale. Intanto sulla scena romana emerse per lui un vero e proprio nemico, temibilissimo e spregiudicato: Ferdinando de Medici.

Divenuto cardinale a sedici anni, Ferdinando de Medici assistette all’ennesimo fallimento di Alessandro, il conclave del 1566 elesse papa Pio V. Il nuovo papa cacciò da Roma le prostitute, punì con severità gli adulteri, si oppose al nepotismo, provò a ricondurre la Chiesa su una strada più pura e incorrotta. Dopo decenni di dissolutezza, degenerazione ed eccessi mondani, la Controriforma sembrò risanare i costumi di Roma. Nel 1556, Alessandro Farnese era divenuto padre di una bambina, Clelia, ma la notizia fu subito taciuta. L’ambizione del cardinale al soglio di Pietro lo spinse ad allontanare la figlia, con la madre, la duchessa francese Claude De Beaune, più lontano possibile dall’Urbe per non ostacolare il suo cammino. L’infante venne affidata alla zia Vittoria Farnese, duchessa di Urbino.

In questo clima moralista, Ferdinando de Medici col suo sfarzo dava ombra al grancardinale, ma la contesa avrebbe riguardato presto qualcosa di più prezioso per Alessandro Farnese: sua figlia Clelia e l’onore della famiglia.

Il grancardinale ordinò per la figlia, di appena dieci anni, un matrimonio col quindicenne Giovan Giorgio Cesarini membro di un’aristocratica famiglia romana, ricca e potente. La giovane, assolutamente insoddisfatta del marito, si vide presto insidiata da Ferdinando de Medici. L’uomo, ostile ai Farnese che avevano mostrato interesse per Siena, vicina al loro possedimento di Castro, sedusse la donna e forse intrattenne con lei una relazione amorosa che andò ben oltre le lettere. Clelia, del resto, col suo atteggiamento dava adito a molti pettegolezzi: prendeva parte a banchetti, feste, balli, spettacoli teatrali e Ferdinando pagò diversi artisti affinché la raffigurassero, spesso nuda, con statue e tele. Maldicenze e chiacchiericci travolsero Alessandro Farnese destinato a fallire l’ennesima elezione…

La morte di Cesarini anticipò di pochi giorni quella di papa Gregorio XIII. Alessandro credette ancora una volta di poter divenire papa ma ad impedirglielo ci fu proprio Ferdinando che riuscì a far eleggere Sisto V. Il Medici s’era mostrato più potente di lui ed ora che Clelia era vedova le fortune di suo padre potevano essere distrutte dagli scandali. Dovette intervenire il Duca di Parma e Piacenza, il condottiero Alessandro Farnese, per placare i rumori imponendo a Clelia di sposare Marco III Pio di Savoia, signore di Sassuolo, lasciando così Roma.

Il 28 febbraio 1589, il grancardinale, dopo aver visto Ferdinando de Medici divenire Granduca di Toscana, fu colpito da un ictus e morì. Ci ha lasciato quello che si può considerare un capolavoro del Rinascimento: Palazzo Farnese di Caprarola.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: P. Rosini, Clelia Farnese la figlia del gran cardinale; G. Carbelli, Dei Farnesi e del Ducato di Castro e Ronciglione

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