Storia del Cristianesimo: cosmografia biblica

La cosmografia biblica eredita le tradizioni dei popoli del Vicino Oriente. Gli ebrei immaginavano il cosmo secondo l’analogia di una casa costruita su tre parti, il piano sotterraneo, il pian terreno ed il piano superiore. Immaginavano pareti di colli eterni, un tetto costituito dalla volta celeste, e terrazzi costituiti da altri cieli. Benché nella Bibbia non troviamo una descrizione unitaria dell’universo essa può essere ricavata dai testi biblici in cui vi si fa cenno.

La cosmografia ebraica poneva al centro del mondo visibile un’isola, la terra, di forma discoide (Samuele 2,8: “Egli solleva il misero dalla polvere e tira fuori il povero dal letame, per farli sedere con i principi e far loro ereditare un trono di gloria; poiché le colonne della terra appartengono all’Eterno, e su di esse egli ha poggiato il mondo”).

Al centro della terra c’è la Palestina con Gerusalemme che galleggiava sulle acque primordiali (Salmi 136,6: “Ha stabilito la terra sulle acque: / perché eterna è la sua misericordia”). Questa terra poggiava su delle colonne (Salmi 75,3: “Si dissolva la terra con tutti i suoi abitanti, io ne rendo stabili le colonne“) e nel centro della terra era invece collocato l’inferno, dimora dei morti (Giobbe 10,21: “Non son forse pochi i giorni che mi restano? Cessi egli dunque, mi lasci stare, ond’io mi rassereni un poco, / prima ch’io me ne vada, per non più tornare, nella terra delle tenebre e dell’ombra di morte…”) dove i morti stessi camminavano come ombre (Salmi 88, 11: “Compi forse prodigi per i morti? / O sorgono le ombre a darti lode?”).

Nell’oceano si trovavano le isole delle nazioni (Genesi 10,5: “Da costoro derivarono le nazioni disperse per le isole nei loro territori, ciascuno secondo la propria lingua e secondo le loro famiglie, nelle loro nazioni”), i confini estremi del mondo conosciuto, ed oltre l’oceano altri colli e monti che fungevano da pareti e colonne del firmamento (Abacuc 3,6: “Si arresta e scuote la terra, / guarda e fa tremare le genti; / le montagne eterne s’infrangono, / e i colli antichi si abbassano: / i suoi sentieri nei secoli”; in Giobbe 26,11 c’è sovrapposizione tra colline e colonne: “Le colonne del cielo sono scosse, tremano alla sua minaccia”).

Il sole percorre il firmamento da un’estremità all’altra (Salmi 19,1-6: “I cieli raccontano la gloria di Dio / e il firmamento annuncia l’opera delle sue mani… Là, Dio ha posto una tenda per il sole, / ed esso è simile a uno sposo ch’esce dalla sua camera nuziale; / gioisce come un prode lieto di percorrere la sua via. Egli esce da una estremità dei cieli, / e il suo giro arriva fino all’altra estremità; / nulla sfugge al suo calore”). Sul cielo c’erano altre acque conservate in serbatoi (Giobbe 38,22: “Sei mai giunto ai serbatoi della neve, / hai mai visto i serbatoi della grandine…”) e sopra si elevavano altri cieli (Deuteronomio, 10,14: “Ecco, all’Eterno, al tuo Dio, appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e tutto quanto essa contiene…“), luoghi in cui c’erano le dimore inaccessibili di Dio (Salmi 104,3: “Egli costruisce le sue alte stanze nelle acque; fa delle nuvole il suo carro, s’avanza sulle ali del vento…”).

Indubbiamente questa tripartizione si riversò in San Paolo che in Filippesi 2,10 disse: “perché nel nome di Gesù / ogni ginocchio si pieghi / nei cieli, sulla terra e sotto terra…”. Ricompare nel Padre Nostro in cui si afferma che Dio Padre “è nei cieli” (Matteo 6,9), come nel battesimo di Gesù in Marco 1,10-11 con la voce del Padre che “squarcia il cielo”.

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: G.  Castellino, Cosmografia biblica; J. Alberto Soggin, Introduzione all’Antico Testamento

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