Memorie della Grande Guerra: l’affondamento dell’incrociatore Gambetta nelle acque di Santa Maria di Leuca
Il Léon Gambetta fu un incrociatore corazzato della Marina francese attivo durante la prima guerra mondiale nel settore nell’Adriatico.
Con l’Italia ancora neutrale, la Francia inviò nella primavera del 1915 una squadra navale per provare a bloccare l’Adriatico. La squadra era composta da quattro incrociatori corazzati, il Victor Hugo, il Jules Ferry, il Waldeck-Rousseau ed il Leon Gambetta, e si distese sulla congiungente Santa Maria di Leuca-Othoni. Gli U-Boote della Marina Imperiale erano però già in quelle acque.
Nella notte tra il 26 ed il 27 aprile l’incrociatore, comandato dal Capitano di Vascello Georges Henri André, fu avvistato da un sommergibile austriaco uscito da Cattaro, in Montenegro.
Era diretto ad Antivari ma quell’U-Boot 5, comandato dal Luogotenente Georg von Trapp, si dispose all’attacco e liberò i suoi siluri in rapida successione. Il primo perforò la corazza del Gambetta, ne penetrò lo scafo colpendo la sala macchine e la centrale elettrica; il secondo esplose al ponte principale.
Il Leon Gambetta iniziò così ad inabissarsi. Si inclinò immediatamente di 15 gradi a sinistra, travolto dagli incendi. Affondò in dieci minuti. Su una sola scialuppa riuscirono ad imbarcarsi un centinaio di naufraghi che si diressero sulla costa salentina. La scialuppa approdò a Santa Maria di Leuca alle 8,30 del mattino.
La notizia dell’affondamento fu immediatamente trasmessa dal Capo posto della postazione semaforica di Leuca, Mario Sandri, e da Brindisi il comandante della base, Gaetano Pepe, fece uscire in soccorso due torpediniere, la 33 P.N. comandata da Gualtieri Gorleri e la 36 P.N. comandata da Enrico Viale, che raccolsero una sessantina di marinai francesi; altri due naufraghi furono recuperati più tardi dai cacciatorpediniere Indomito e Intrepido del comandante Orsini, usciti da Taranto su ordine del Vice Ammiraglio Cerri.
La sera del 27 aprile, quando le operazioni di salvataggio furono ultimate si contarono 58 corpi senza vita recuperati, 137 sopravvissuti dei quali 108 imbarcati sulla scialuppa di salvataggio, 29 salvati dagli italiani. I dispersi furono 684 tra cui il Comandante André, il Contrammiraglio Sénès e molti ufficiali che non avevano abbandonato la nave.
Poiché l’Italia era in quel momento ancora neutrale, in ottemperanza alle convenzioni internazionali i 137 superstiti del Gambetta furono internati a Siracusa fino al 30 maggio 1915, quando infine furono imbarcati per Malta.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Bibliografia: P. G. Halpern, La grande guerra nel Mediterraneo