Neapolis, Syrakusai e la sirena di Diotimo
Quali furono le sfide affrontate da Neapolis dopo la sua fondazione col contributo di Syrakusai?
Nei quarant’anni dopo la battaglia di Cuma, nella metropoli (città-madre, perché da essa derivarono colonie) siciliana cambiarono molte cose, ma non l’importanza della città. Anche nel mondo greco orientale cambiarono molte cose: Athene era giunta all’apice della propria potenza e si avviava alla grandeur di Perikles, alla talassocrazia, e pensava come una nazione imperialista.
L’ostacolo alla supremazia ateniese sui mari, in campo greco, era la città di Syrakusai, e al rovinoso tentativo di abbattere la città siciliana Athene dedicò tante di quelle forze da rimanerne esausta.
Allora come oggi non si cominciava un grande conflitto internazionale senza aver prima mosso i pezzi sulla scacchiera, e Athene voleva naturalmente assicurarsi che le città greche in Italia non avrebbero interferito coi suoi piani. Oggi che la storia del Mezzogiorno è eclissata da quella dell’antica Grecia o da quella di Roma, forse fa un po’ sensazione a dirlo, ma una forte preoccupazione degli Ateniesi era proprio Neapolis.
Mettiamo i fatti nella giusta luce: era ovvio temere che la città campana avrebbe aiutato Syrakusai, perché il tiranno siracusano Iéron aveva aiutato Kyme contro gli Etruschi. Ma soprattutto, Neapolis e non Kyme, perché Neapolis era stata effettivamente fondata col determinante contributo di Syrakusai: molti neapolitani erano di fatto discendenti diretti di Siracusani trapiantati! I neapolitani più che i Kymei, per ragioni di sangue si sarebbero certamente schierati con la loro metropoli Syrakusai contro Athene!
Ma c’è anche un’altra motivazione più strettamente bellica e strategica: Neapolis era un importante mercato di mercenari. Gli Oschi (Sanniti e Campani), le popolazioni che vivevano nell’entroterra, si erano prima affiancati agli Etruschi, poi li avevano poco a poco soppiantati nella pianura, e si erano dimostrati valenti cavalieri e mercenari. Talvolta giunsero a posti di rilievo nel comando di eserciti mercenari, ed erano assai temuti combattenti.
Al riguardo, sono ben noti i commenti di Platone, che frequenterà Syrakusai a partire da 50 anni dopo i fatti che sto narrando (Platone, VIII Lettera, 353e): “se veramente avverrà ciò che è deprecabile, ma probabile, la Sicilia intera resterà quasi completamente priva della lingua greca, passando sotto la signoria e il potere dei Pheniki o degli Oschi”. E all’epoca era la norma affrontare una guerra arruolando eserciti a pagamento.
In un eventuale intervento di Neapolis, dunque, Athene temeva soprattutto che la città diventasse un’inesauribile fonte di agguerriti mercenari mandati in soccorso di Syrakusai.
Quelli erano tempi più saggi e gentili, se confrontati alla politica internazionale dei nostri giorni: gli Ateniesi non minacciarono Neapolis di non intervenire nella loro sfera di influenza, ma mandarono un loro ambasciatore a Neapolis, tale Diotimo, che era stato anche ammiraglio.
Diotimo era un volpone e un politico come pochi: nel breve tempo che fu a Neapolis, per separare il sentimento di Neapolis dall’amicizia con Syrakusai diede alla città una colonia di Ateniesi e, soprattutto, ripristinò e diede nuove forme al culto della Sirena Parthenope.
La lampadoforia (la rituale corsa, non gara, notturna con le fiaccole dall’acropoli neapolitana al cenotafio della Sirena posto accanto al porto)? Un’invenzione di Diotimo! Ma non solo: Diotimo fece indire certami ginnici e poetici in concomitanza con le festività in onore della Sirena, secondo il costume tipico dei giochi greci e, chissà, magari avviando la tradizione canora che ha sempre contraddistinto Napoli nell’arte.
Possiamo quasi immaginarlo, quest’ospite di una città tanto famosa, accolto con reverenza dalle più alte cariche cittadine, spingere i suoi anfitrioni a celebrare con pompa e magnificenza il loro nume tutelare: “Ma come, non svolgete dei giochi, delle gare, per ringraziare degnamente la protettrice della città? Noi ad Athene…”. La meraviglia e l’entusiasmo dei Neapolitani doveva essere alle stelle!
Vale la pena chiedersi: perché promuovere l’immagine di Parthenope avrebbe dovuto separare Neapolis da Syracusai? Perché il mito delle Sirene era considerato dagli stessi Greci più antico di quelli introdotti dai Syracusani. Secondo la tradizione, esso apparteneva ai naviganti di Rodi, che sono stati tra i primi Egei a traversare il Mediterraneo, già nel IX-VIII sec. a.C., ovvero proprio al tempo della fondazione di Kyme!
L’obiettivo di Diotimo era perciò di dare un orgoglio nazionale a Neapolis talmente forte che avrebbe reciso il naturale legame che legava sempre una metropoli alle sue colonie. Se avesse potuto esprimerlo chiaramente, il messaggio sarebbe stato pressappoco: “Neapolis non avrebbe motivo per soccorrere Syrakusai, perché essa esisteva già prima della fondazione siracusana, quindi non è una colonia della città siciliana”.
Sebbene ricca e importante per la formazione di un’identità partenopea, la permanenza di Diotimo non durò a lungo. Di essa abbiamo solo stime della data, certamente precedente al 437 a.C., il che ci lascia a qualche anno dall’evento che forse più profondamente di tanti altri ha dato un’impronta caratteristica a Neapolis, e che illustrerò nel prossimo post, l’ultimo di questa serie.
Autore: Marino Maiorino
Fonte foto: dalla rete
Marino Maiorino è astrofisico e romanziere, studioso della Magna Grecia
Se così fosse, la costruzione della Neapolis si abbasserebbe di circa tre generazioni rispetto a quanto oggi si conosce. Ma che fine ha fatto la Palaepolis in questa ricostruzione?
Buon giorno Carmen,
purtroppo la brevità del tuo commento non mi fa capire a quale cronologia ti riferisci.
Ti faccio osservare, infatti, che questo è il terzo articolo di una serie, cominciata con https://www.historiaregni.it/gli-etruschi-e-cuma, proseguita con https://www.historiaregni.it/la-nascita-di-neapolis/, e che terminerà col quarto, pubblicato tra pochi giorni.
Perciò, se per “tre generazioni” ti riferisci a quest’articolo, nota che qui non ho datato la costruzione della Neapolis, ma solo l’importanza della visita di Diotimo per l’identità culturale della città, all’epoca già nata, e le nostre cronologie sono perfettamente concordi.
Della “Palaiapolis” ho solo accennato in questa serie di articoli. Sono anch’io terribilmente attratto dalla storia della città vecchia, ma non volevo che le grosse incertezze al suo riguardo minassero il rigore della storia che sto esponendo.
Ma certamente, raccolto e organizzato il materiale col giusto rigore, puoi aspettarti che Palaiapolis verrà trattata su queste pagine.
Cordiali saluti